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Mai nessuno aveva veduto un simile tempio.

L’architetto non si era preoccupato di colonne e di porticati, di proporzioni e di misure. Egli si era semplicemente ed assai bene servito della natura. L’arte non poteva fardippiù. Fu così che l’astuto figliuolo di Giove e di Calisto creò l’Arcadia, e, nell’un caso come nell’altro, trionfò il genio ideatore Greco.

Dal ponte Ben Hur passò nella valle più vicina. Si appressò ad un gregge di pecore, custodito da una fanciulla che con un gesto gli fece: — «Vieni!»

Più in là il sentiero circuiva un’altura, un piedestallo di nero gnais, avente per cappello una lastra di marmo bianco artisticamente tagliata, sopra il quale sorgeva un braciere di bronzo. Poco discosta, una donna, vedutolo, agitò una verga di salice ed al suo passaggio gli disse: — «Fermati» — accompagnando la parola con un’irresistibile sorriso di voluttuose promesse. Più lungi ancora s’imbattè in una delle processioni, alla testa della quale una turba di piccole fanciulle, nude e inghirlandate, cantavano, con vocine stridule, seguite da un gruppo di giovinetti, nudi anch’essi ed abbronzati dal sole, accompagnanti colle danze il canto delle fanciulle; dietro ad essi veniva la processione, formata tutta di donne che recavano agli altari cesti di spezie e di dolci, donne vestite con una semplicità che poco celava allo sguardo. Mentre egli passava, alzarono le mani ed esclamarono in coro: — «Fermati e vieni con noi!» — ed una Greca recitò una strofa d’Anacreonte:


Poichè oggi io prendo e dono,
Poichè lieto è il mio cammino,
Vieni e godi o pellegrino:
Chi t’accerta del dinian?

Ma, indifferente, egli proseguì la sua via finchè si trovò all’ingresso di un rigoglioso boschetto nel cuor della valle donde questa apparve più bella ed incantevole all’occhio dell’osservatore.

Dall’ombra degli alberi emanava una molle seduzione. L’erba ai loro piedi era pochissima e soffice. Tutte le varietà orientali d’alberi e di cespugli erano rappresentate da splendidi esemplari, che s’alternavano con piante esotiche e strane; gruppi di palme dai pennacchi regali; siccomori e lauri; querele frondose e cedri più maestosi dei loro classici prototipi del Libano; gelsi e terebinti e semprevivi;