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Alla bontà del lettore chiediamo indulgenza per concederci una spiegazione. Una certa facilità di tolleranza in fatto di religione suol formarsi in noi dopo aver per molto tempo praticato con persone di divina fede; a poco a poco veniamo a riconoscere che ogni credenza vanta uomini buoni e degni del nostro rispetto, e che non ci è possibile rispettarli senza al tempo stesso estendere una certa deferenza anche alla loro religione.

A questo punto era giunto Ben Hur. Gli anni trascorsi a Roma e quelli vissuti nella galera avevano lasciato intatta la sua fede religiosa; egli era sempre Ebreo, ma, a suo modo di vedere, non eravi empietà alcuna nel contemplare il bello nel bosco di Dafne. — Ciò non toglie per altro che quand’anche, i suoi scrupoli fossero stati più rigidi, egli li avrebbe in quel momento probabilmente soffocati. Era concitato, non come gli esseri irascibili che un’inezia irrita; nè la sua collera era quella dello stordito, che, attinta alla fonte del nulla, si disperde in rimproveri e bestemmie; l’ira sua era quella propria delle indoli ardenti, destatasi di soprassalto pel subitaneo annientamento d’una speranza. —

In simili casi e con tali nature la lotta non termina perchè ha urtato contro un ostacolo, ma continua col destino, e sarebbe bene il destino medesimo rivestisse una forma materiale e tangibile, da potersi spezzare con uno sguardo o con un colpo, ovvero quella di un essere vivente col quale fosse possibile sfogarsi apostrofandolo con parole roventi. L’anima umana soffrirebbe meno combattendo un tale avversario.

A mente fredda Ben Hur non si sarebbe recato solo al Bosco, o, se vi fosse venuto solo, si sarebbe valso del posto da lui occupato nella famiglia del console, per procacciarsi una specie di pianta della località, facendosi indicare i punti di speciale interesse. Se poi avesse voluto abbandonarsi più a lungo agli ozii ed alle delizie di quel soggiorno, si sarebbe anzitutto presentato con una lettera di credenza a chi ne aveva la direzione.

Ma nella condizione d’animo in cui si trovava, non era uno spettatore uguale alla massa volgare che schiamazzava tutto all’intorno.

La Divinità del Bosco non gli ispirava rispetto, nè i misteri che vi si celavano provocavano la sua curiosità. Era un uomo smarrito dal dolore di un crudele disinganno,