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risi poc’anzi. Quando il giovane si presentò innanzi a me, mi parve di veder suo padre ringiovanito. L’animo mio ebbe uno slancio, come se volesse andargli incontro. Sentii entro di me che i miei giorni di prova e le mie fatiche erano giunte al termine. A stento trattenni l’impulso del mio cuore che mi spingeva a rivelare la mia gioia. Ero impaziente di prenderlo per mano, di mostrargli i registri ed i conti e di dirgli: — «Tutto questo è tuo ed io sono il tuo schiavo. Ho compiuto il dover mio, posso aspettare la voce del Signore che mi chiami a sè.» — E così avrei fatto, Ester, sì proprio così avrei fatto, se, tutto ad un tratto tre pensieri non m’avessero assalito ad un tempo. Il primo diceva: Assicurati prima ch’egli è proprio il figlio del tuo padrone. S’egli è il figlio del tuo padrone, studia prima e conosci un poco l’indole sua, — mi suggerì ii secondo. Pensa, Ester quanti sono gli eredi di colossali ricchezze, che sperperano i loro denari, e li riducano a semi di maledizioni.» — La voce gli si fece stridula, e sostò un momento, accasciato da questa riflessione. «Ester pensa ai patimenti inflittimi dal Romano, e non solo da Grato; gli spietati esecutori dei suoi ordini tanto la prima quanto la seconda volta erano tutti Romani e tutti ridevano udendomi urlare dal dolore. Pensa alle mie membra rotte, al mio corpo deformato; pensa a tua madre laggiù nella tomba solitaria, ai dolori della famiglia del mio padrone, se è ancor vivo o alla sua morte forse; pensa a tutto questo, o figliuola mia, e dimmi tu s’è giusto che nulla succeda in espiazione e vendetta di tante crudeltà? Non dirmi come ripetono i prepicatori, che la vendetta è del Signore. Non fa egli valere la sua volontà per mezzo degli uomini nell’infliggere pene come nel conferire benefici? Non ha egli i suoi guerrieri, più numerosi dei profeti? Non è sua la legge — occhio per occhio, mano per mano, piede per piede? Ah, nel corso di tanti anni ho sospirata la vendetta, l’ho implorata nelle preghiere. Nell’accumular le mie ricchezze, fu questo il mio pensiero, il mio sogno costante. Come è vero che vi è Iddio, io mi diceva, esse dovranno servirmi per castigare quei malfattori. E quando, accennando alla sua destrezza nel maneggio delle armi, il giovane disse, ch’essa non aveva nessun scopo definitivo, io indovinai quello scopo: era la vendetta! Fu questo, o Ester, il terzo pensiero che mi impose il silenzio e mi diede la forza di ascoltare impassibile la sua perorazione, finchè, partito il giovane, le mie emozioni proruppero in un riso di giubilo.» —