Pagina:Wallace - Ben Hur, 1900.djvu/190

184

tua madre; e prego Iddio che non gli tocchi un simile destino — d’essere calpestato dagli spietati e dai ciechi. Ma ascoltami ancora: — Andai a Gerusalemme per soccorrere la mia benefattrice ma alle porte della città fui arrestato e condotto nei sotterranei della Torre d’Antonia. Non ne seppi la cagione, finchè Grato in persona venne a chiedermi i denari della casa di Hur, poi ch’egli, conoscendo le pratiche ebraiche, sapeva che io possedeva somme tratte sulle diverse piazze del mondo. M’impose di firmare le tratte a suo favore. Rifiutai. Egli aveva le case, le terre, le merci, le navi e tutta la proprietà mobile dei miei padroni, meno i denari. Compresi che se continuassi a trovar grazia agli occhi del Signore avrei potuto ricostruire la loro fortuna e respinsi la richiesta del tiranno. Mi mise alla tortura, ma tenni fermo, cosicchè dovette rilasciarmi senza aver nulla ottenuto. Ritornai a casa e ricominciai a trafficare per conto e nel nome di Simonide d’Antiochia anzichè in quello del principe Hur di Gerusalemme. Ester, tu sai come prosperarono i miei affari, in che modo miracoloso si moltiplicarono nelle mie mani i milioni del principe. Sai pure che, a capo di tre anni, mentre mi recava a Cesarea, fui di nuovo arrestato e torturato per la seconda volta da Grato. Neppur questa volta ottenne da me la confessione intorno alla sorte dei denari di Hur. Fisicamente rovinato feci ritorno a casa, dove trovai che la mia Rachele era morta di dolore e di spavento per me. La volontà del Signore mi tenne in vita. Dall’imperatore medesimo comperai una licenza di libero traffico in ogni paese del mondo. Oggi — sia lodato l’Altissimo! — oggi, Ester, la mia ricchezza è tale da far invidia a un Cesare.» —

Con un moto d’orgoglio sollevò il capo, e incontrò gli sguardi della fanciulla.

— «Che cosa intendo di fare con questa fortuna?» — chiese, interpretando i suoi pensieri.

— «Padre mio, disse ella sommessamente, non venne oggi a chiederla il legittimo proprietario? E non sono io pure, o padre, la sua schiava? E non dobbiamo noi piegarci innanzi a lui come la legge prescrive?» —

Un raggio d’ineffabile gioia rischiarò il volto dell’infermo.

— «Il Signore è stato buono con me. In molti modi ha mostrato la sua benevolenza, ma tu Ester, sei il dono più bello di quanti mi ha prodigato.» —

Così dicendo l’attirò a sè e la baciò.

— «Ascoltami,» — proseguì — «ed udrai perchè io