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La siccità che aveva ridotto le colline della Giudea ad una tinta bruna, uniforme, s’era arrestata ai confini della Galilea.

Lo squillo di una tromba, suonata all’appressarsi dei cavalieri, ebbe un magico effetto sopra gli abitanti, che affollarono le porte e i cancelli, curiosi e desiderosi di afferrare il significato di una visita così nuova.

Dobbiamo ricordare che Nazareth, non solo si trovava lontano dalle vie maestre, ma apparteneva al dominio di Giuda di Gamala; quindi possiamo immaginare quali impressioni destò l’appressarsi dei legionari. Ma quando furono più vicini, e il loro scopo divenne manifesto, la paura e l’odio cedettero il posto alla curiosità, sotto l’impulso della quale, il popolo sapendo che i loro ospiti si sarebbero fermati alla fonte nella parte settentrionale della città, abbandonò la case e seguì i soldati.

L’oggetto della loro curiosità era un prigioniero che camminava in mezzo alla truppa, colla testa scoperta, mezzo nudo, le mani legate sulla schiena. Una coreggia assicurata ai suoi polsi lo avvinceva alla sella di uno dei cavalieri. La polvere che sollevavano i cavalli lo avviluppava tratto tratto come una nube gialla.

Si trascinava a stento, penosamente. Sembrava molto giovane. Alla fontana il decurione si fermò, e, insieme alla maggior parte dei soldati, scese da cavallo. Il prigioniero si lasciò cadere sulla polvere della strada, istupidito, senza chiedere nulla. Era affranto.

I popolani avvicinatisi e vedendo che egli era quasi un ragazzo avrebbero voluto soccorrerlo, ma non osavano.

Mentre stavano dubbiosi, e mentre le anfore correvano di mano in mano fra i soldati, fu visto venire un uomo per la strada di Sephoris. Al vederlo una donna esclamò:

— «Guardate! Ecco il falegname che viene; ora sapremo qualche cosa!» —

La persona a cui si alludeva era un vecchio di venerabile aspetto. Rari riccioli bianchi uscivano dal suo turbante e un’ampia barba ancor più bianca gli fluiva sopra il petto e sopra la ruvida tunica grigia. Procedeva lentamente, perchè, oltre al peso dei suoi anni portava parecchi utensili, un’ascia, una sega, un coltello di rozza fattura, ed evidentemente veniva da lontano. Si arrestò, osservando la folla.

— «O Rabbi, buon Rabbi Giuseppe!» — esclamò una donna, correndogli incontro. — «Quì c’è un prigioniero;