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— «Hillele disse che lo sono, e di quanti si occuparono dell’argomento egli è il meglio edotto. Il nostro popolo fu spesso negligente di alcune parti della legge, ma mai di questa. Il buon Rabbino ha egli stesso studiato il Libro della Generazioni attraverso tre periodi, dalla promessa sino all’apertura del Tempio, sino alla cattività e sino ai giorni nostri. Solo una volta furono interrotti gli annali, e questo avvenne verso la fine del secondo periodo. Ma quando la nazione ritornò dal lungo esiglio, quale primo dovere verso Dio, Zerubbabele ristaurò i Libri, permettendoci nuovamente di seguire la discendenza delle famiglie Ebree per duemil’anni. Ed ora....» —

Si arrestò un istante, come per agevolare al suo ascoltatore la comprensione di quanto aveva detto.

— «Ed ora che cosa diviene il superbo vanto del Romano? per questo paragone i figli d’Israele che vegliano sugli armenti sul monte Rephaim, laggiù, sono più nobili del più illustre dei Marcii.» —

«— Ed io, madre? che dicono i Libri di me?» —

— «Ciò che io ho detto sin’ora aveva relazione colla tua domanda. Io ti risponderò. Se Messala fosse presente, egli potrebbe dire, come altri han detto, che la traccia del tuo lignaggio si smarrisce quando gli Assiri presero Gerusalemme, e distrussero il Tempio, con tutti i suoi cimelii preziosi. Ma tu potresti opporgli il pio lavoro di Zerubbabele, e rispondere, in verità, che la genealogia Romana terminò quando i barbari d’occidente entrarono in Roma e si accamparono, sei mesi, nelle sue vie desolate. Il Governo teneva forse gli annali gentilizî? Se fu così che avvenne di essi in quei giorni funesti? No, no; la verità parla, alla fondazione del Tempio, e indietro, fino, alla marcia dall’Egitto, onde abbiamo l’assoluta certezza che tu discendi in linea diretta da Hur, compagno di Giosuè. In quanto agli antenati, il tuo onore non è dunque grande? Desideri di indagare più oltre? Prendi la Torah ed apri il Libro dei Numeri, e settantadue generazioni dopo Adamo troverai il capostipite della tua casa.» —

Il silenzio regnò per qualche tempo, nella stanza sopra il tetto.

— «Io ti ringrazio, o madre» — disse Giuda stringendo le mani di lei nelle sue — «io ti ringrazio di tutto cuore. Avevo ragione di non chiamare il buon Rabbino; egli non avrebbe potuto soddisfarmi come tu lo hai fatto. Ma, per nobilitare veramente una famiglia, basta il solo tempo?» —

— «Ah, tu dimentichi, tu dimentichi! Le nostre pre-