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donna; ecco le ragioni di quel silenzio: misteriose ragioni che la bellezza riconosce, e ne sorride in sè trionfando.
Ma però questa volta, la pausa minacciava prolungarsi un po’ troppo.
— Perchè non continuate a ballare? — dimandò Gemma a Nina.
— Sì, anima mia, e tu balli? ti cedo il mio cavaliere.
— No, no, grazie, ne fo a meno questa sera.
— Stordita di Nina!— esclamò la brunetta; — ciò le sciuperebbe la toeletta.
Gemma non rispose, e andò a sedere in mezzo ad un crocchio di vecchie signore. — Nina l’accompagnò.
— Sai? – diss’ella, — egli è qui.
— Ah, davvero?
— Trovo poi che avevi un po’ di torto.
Gemma sorrise.
— Me ne consolo di cuore, per te e per lui.
— Grazie, — disse Nina in buona fede, ed andò in fretta vicino al piano forte, invece di ritornare al suo cavaliere.
— Ebbene, maestro, potete continuare.
Il maestro la guardò negli occhi, come se non avesse capito il senso di quelle parole.