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La sua mano corse agli occhi, quası temesse l’apparire improvviso di qualche indiscreta lagrima.

In questo, la signorina Nina s’avvicinò a lui. Egli s’alzò.

— Maestro, noi aspettiamo che lei sia pronto.

— Lo sono, signorina, disse Errico, con la rassegnazione con cui il paziente si prepara a salire le scale del patibolo.

— Ci raccomandiamo a lei; tutta musica allegra, anzi rumorosa, e sopratutto molto Strauss... spero che lei sappia molte cose di Strauss?

— Non molte, signorina; questa è la prima volta che suono ballabili in società.

— Ah, ah, capisco, non è il suo genere, — disse a fanciulla con una strappatina di voce, quasi volesse significare: «Solita superbia di cotesti maestri!» e poi lo guardò negli occhi, con una cert’aria di burletta infantile.

— Non lo è, — rispose egli con fermezza, — e la fanciulla fu obbligata a chinarli, i suoi occhi.

Quindi egli mosse dritto al piano.