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quasi in cerca d’un punto, su cui posarsi con indifferenza; incrocia le braccia, le disnoda; ne poggia uno su la spalliera; accavalca l’una gamba su l’altra; s’accomoda il nodo della cravatta; si passa la mano ne’ capelli; desidera il cappello, che per caso ha lasciato fuori, pensando che gli riuscirebbe di grande risorsa; cerca d’impadronirsi d’un album, d’una carta, d’un oggetto qualunque; e in ogni atto, in ogni gesto, ad ogni scricchiolio della sedia, gli sembra che tutti gli sguardi si voltino a lui, che tutti l’osservino e ridano alle sue spalle.

Oh, quelle sedie lì son molto molto penose!

Manzoni e Leopardi han paragonato la vita ad un letto: avrebbero fatto meglio a paragonarla ad una di quelle sedie.

Il povero Errico forse provava tutte quelle punture di spillo, ed oltre a ciò alcune pazze idee gli passavano per il capo.

— E se adesso mi vedessero i miei compagni? — ruminava egli tra sè; — essi che avevano tanta invidia di me... che avrebbero pagato per vedermi avvilito, oh, come trionferebbero, oh, come sarebbero contenti! Ognuno di loro ha già un nome, ed io vo’ mendicando un’obolo per le società, facendo saltare la gente.