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nigi seduto accanto a lei, e, cosa strana, egli sembrava parlarle. Questo bastò per isciogliere ogni enigma; ma non produsse mica l’impressione più gradita del mondo; anzi ci fu più d’una vispa signorina, la quale fece udire a un dipresso queste parole: «A che ci ha invitato questa sera?»
Nina però finalmente s’accorse del malumore delle sue amiche, — di che non s’accorgeva quella fanciulla? — e cercò ogni suo mezzo per fugarlo, tanto più che cominciava anche lei a seccarsi.
— Stasera, prevedo burrasche, — diss’ella entrando in mezzo ad un crocchio di signorine e di zerbinotti, — il nuovo maestro non comparisce ancora.
— Oh, mio povero primo valzer! — esclamò un bel giovine.
— Oh, mia povera mazurca! — ripeteva un altro ballerino.
— Oh, mio disgraziato lanciere! — aggiungeva un terzo; già in ogni modo, questa sera sono in disdetta: ho cominciato per aver concesso un lanciere; figurarsi i resti!
— Sono resti di cui ti puoi gloriare, — rimbeccò il primo; quello del valzer, e certo quello tenuto in più alto concetto dalla signorina Nina.
— Gemma non si vede stasera, — disse qualcuna.