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menti e quelle agiatezze, che sono soltanto permessi ai figli del lusso, un’altro privarsi delle cose più necessarie all’uomo che mena la vita più modesta. Spesso alla metà del mese domandava alla madre l’assegno di tutto l’altro.

Eppure non guadagnava nulla e non istudiava più.

Un mese, la madre gli scrisse di non potergli per qualche tempo mandare, a cagione di molte perdite, che la sola metà della somma abituale.

Egli risentì molto al vivo questo colpo; ma non moderò le sue spese, e non cambiò metodo di vita che quando proprio si vide alle strette.

Facciamogli però una giustizia; egli non si decise mai a domandare denaro ai suoi amici, e nemmeno al tenente.

Abbiamo veduto in principio di questo racconto in che brutto stato fosse ridotto il povero Errico, l’elegante artista, il giovine di genio.