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XIII.
In quelli ultimi tempi Errico perdeva le intere giornate senza far nulla, cioè nulla poi no; perchè s’alzava sul mezzo giorno, ed il tempo che gli rimaneva era anche breve per le visite, i ritrovi, il salone, il club.
Era cosa desolante leggere le carte, dov’egli gittava di quando in quando i suoi pensieri: erano note sparse, slegate, non animate da alcun concetto: sembravano le foglie vizze e giallognole dell’autunno, erranti in balia del vento.
A chi gli avesse domandato: perchè non avete scritto più nulla? — egli avrebbe risposto così: «Che volete, ho paura: prima mi metteva con coraggio al lavoro, ma da quando ho pubblicato quella bazzecola mi pare di aver contratto una specie di responsabilità col pubblico; però studio sempre.» E diceva una mezza bugia.
Quel ch’era peggio, si permetteva una certa eleganza, un certo lusso a cui non potevano bastare i suoi scarsi mezzi; spendeva e spendeva molto. Un giorno lo vedevate procurarsi quei diverti-