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Se qualcuno si fosse avvicinato a lui in quel momento, avrebbe forse visto una lagrima brillare nei suoi occhi.

Egli si mise a zufolare un motivo di valzer. Giunto quasi a metà della Riviera, infilò il vicolo Giovanni Bausan, allora Carminiello, quindi voltò a destra; oltrepassò il quartiere di cavalleria, e s’intromise a sinistra nel vico del Vasto. Pochi altri passi ed entrò in un portoncino. Sali d’un fiato sino al quinto piano e picchiò con violenza ad una porta.

Poco dopo una voce femminile si fece udire di dentro:— Chi è?

— Son io, aprite, Maria.

La porta fu immediatamente aperta.

— Sì tardi stasera, Errico? M’hai fatto stare tanto in pensiero.

— Che cosa c’è di strano; son forse un ragazzino io?

— Scusa; so che quando vai al passeggio, ritorni sempre presto. E poi tu sai che quando si sta vicino ad una malata, la fantasia si accende facilmente: credevo che fosse per lo meno mezzanotte. Alla mamma, stamattina è tornata la febbre, la febbre più forte delle altre volte.

— Potete darmi un lume, Maria?