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parte seconda. | 91 |
tanti immersi in una rusticità felice, avrebbero potuto passar per gente da bene, se fossero stati cattolici. Si facevano essi un dovere di non lasciar mancar nulla ad Agatone e Suname (tale era il nome de’ due vecchi sposi) e la loro carità si stendeva a nuovi ospiti. – Oh mio caro Pangloss, diceva Candido, che peccato che voi siate stato bruciato! Avevate ben ragione; ma non è in alcuna parte dell’Europa o dell’Asia che tutte le cose van bene; è solo nell’Eldorado, dove non è possibile d’andare, e in una capannuccia situata nel luogo più freddo, più arido, più spaventevole della terra. Quanto piacere avrei a sentirvi qui ragionare dell’armonia prestabilita e delle monadi! Oh quanto volentieri passerei io i miei giorni fra questi luterani dabbene, sennonchè mi converrebbe rinunziare al privilegio d’andare alla messa, e riserbarmi ad esser lacerato nel Giornale cristiano.
Candido aveva un gran desiderio di saper le avventure di Zenoide; ma non le richiedeva per discretezza, ed ella che se ne accorse soddisfece alla di lui impazienza, parlando in tal guisa.
CAPITOLO XI.
Istoria di Zenoide. Come qualmente Candido se ne innamorò e quel che ne seguì.
«Io nasco da una delle più antiche case della Danimarca. Uno de’ miei antenati perì in quel convito in cui il perfido Cristierno apprestò la morte a tanti senatori. Le ricchezze e le dignità accumulate nella mia famiglia non han prodotto finora che illustri sventurati. Mio padre osò dispiacere a un uomo potente, dicendogli la verità; gli si suscitarono contro degli accusatori che lo infamarono di mille immaginari delitti; i giudici furono ingannati. Ah quali giudici posson mai evitare le trappole, che la calunnia tende all’innocenza? Mio padre fu condannato ad esser decapitato sopra un patibolo. La fuga sola potendolo liberar dal supplizio, si rifugiò da un amico, che credeva degno di sì bel nome. Stemmo qualche tempo nascosti in un castello ch’ei possiede sulla, riva del mare, e vi saremmo ancora, se il crudele, abusando dello stato deplorabile in cui eravamo, non avesse voluto vendere i suoi servigi a un prezzo che ce li fece detestare. Aveva l’infame concepita una sregolata passione per mia madre e per me; tentò la nostra virtù coi mezzi più indegni d’un galantuomo, e noi ci vedemmo costretti ad esporci ai più spaventevoli pericoli, per evitar gli effetti della sua brutalità. Predemmo la fuga una seconda volta, e voi sapete il resto.»