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parte seconda. 85

da schiavo. — Qual metamorfosi è questa? disse Candido, dopo di averlo teneramente abbracciato. — Ah, rispose singhiozzando, voi non avete più casa; un altro si è incaricato di far coltivare il vostro giardino; ei mangia i vostri cedri canditi, i vostri pistacchi, e mi tratta da negro. — Chi è quest’altro? domandò Candido. — Egli è, disse Martino, il general di marina, l’uomo il meno umano di tutti gli uomini. Il sultano volendo ricompensare i di lui servigi senza che gliene costasse cosa alcuna, ha confiscato tutti i vostri beni, sotto pretesto che voi siete passato fra i suoi nemici e ci ha condannati alla schiavitù. Fate a mio modo, Candido, soggiunse, continuate il vostro viaggio: io ve l’ho sempre detto, tutto è per il peggio, la somma de’ mali eccede troppo la somma de’ beni: partite, e non dispero che diventiate manicheo, seppur già non lo siete.

Pangloss voleva cominciare un argomento in forma, ma Candido l’interruppe per dimandargli nuove di Cunegonda, della vecchia e di Cacambo. — Cacambo, rispose Martino, è qui; egli è occupato attualmente a ripulire una fogna, la vecchia è morta di una pedata che un eunuco le diè nel petto; Cunegonda è ingrassata e ha ripreso la sua primiera bellezza: ella è nel serraglio del nostro padrone. — Qual concatenamento di sventure! dice Candido, bisognava che Cunegonda tornasse bella per farmi becco! — Importa poco, dice Pangloss, che Cunegonda sia bella o brutta, e ch’ella sia vostra o di un altro; questo non ha che fare col sistema generale; per me, io le desidero una numerosa posterità. I filosofi non s’imbarazzano di ciò. La popolazione... — Ah, dice Martino i filosofi dovrebbero piuttosto occuparsi a render felice qualche individuo, invece d’impegnarlo a moltiplicare la specie de’ sofferenti...

Mentre discorrevano si sente un gran fracasso: era il general del mare che si divertiva a far bastonare una dozzina di schiavi. Pangloss e Candido spaventati si separarono colle lagrime agli occhi e presero in fretta il cammino di Costantinopoli.

Essi vi trovarono tutta la gente in moto; erasi appiccato il fuoco nel sobborgo di Pera, e già cinque o seicento case erano incenerite, ed erano perite fra le fiamme due o tremila persone. – Qual orribil disastro! grida Candido. — Tutto è bene, dice Pangloss; questi piccoli accidenti accadono tutti gli anni, ed è ben naturale che s’appicchi il fuoco alle case di legno, e che quelli che vi si trovano restino abbruciati; del resto, questo procura lavoro a molti galantuomini che languiscono nella miseria. — Che sento? dice un uffiziale dell’eccelsa Porta. Disgraziato, e puoi tu dire che tutto è bene, quando la metà di