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parte seconda. 83

gordino, e lo scalzarono. Fu fatto intendere a Candido che bisognava accomodarsi a quella umiliazione, o aspettarsi d’essere impalato. Candido, in virtù del suo libero arbitrio, baciò i piedi all’abate. Fu rivestito d’uno straccio di tela, e il boja lo scacciò dalla città gridando: — Egli è traditore: ha sparlato delle basette del sofì: ha sparlato delle basette imperiali.

Che facea l’officioso cenobita mentre si trattava così il suo protetto? Non lo so. È ben da credere ch’ei si fosse stancato di protegger Candido. Chi può contare sul favore dei re, e sopratutto dei frati?

Intanto il nostro eroe camminava pieno di tristezza. — Io, diceva egli, non ho parlato giammai delle basette del re di Persia. Io cado in un momento dal colmo della felicità, in un abisso di disgrazie, perchè un miserabile che ha violato tutte le leggi, m’accusa d’un preteso delitto, che io non ho mai commesso, e questo birbante, questo mostro persecutore della virtù... è felice.

Candido dopo qualche giorno di cammino si trovò sulle frontiere della Turchia. Ei diresse i suoi passi verso la Propontide, col disegno di stabilirvisi, e di passare il resto de’ suoi giorni a coltivare il suo giardino. Vide, passando di un piccolo villaggio, una quantità di gente affollata tumultuariamente. Egli s’informo della causa e dell’effetto. — Questo è un accidente ben particolare, gli disse il vecchio. È qualche tempo che il ricco Mehemet chiese in isposa la figlia del giannizzero Tamud; essa non era fanciulla, e secondo un principio ben naturale lo sposo, autorizzato dalle leggi, la rimandò a suo padre dopo d’averla sfregiata. Tamud, oltraggiato da un tale affronto, ne’ primi trasporti d’un furore ben naturale, con un colpo di scimitarra svelse dal busto della figlia quel volto disfigurato. Il suo figlio primogenito, saltò addosso al padre, e inviperito di rabbia gl’immerse naturalmente un acutissimo pugnale nel petto; dipoi come un leone che s’infuria a vedersi grondar di sangue, l’arrabbiato Tamud corse da Mehemet, rovesciò alcuni schiavi che s’opposero a’ suoi passi, e trucidò a pezzi Mehemet, le sue donne e due figli, il che è ben naturale nella situazione violenta in cui egli finalmente si trovava. Egli poi finì per darsi la morte collo stesso pugnale fumante del sangue di suo padre, e de’ suoi nemici, il che pure è ben naturale. — Oh quali orrori! grida Candido. Che direste voi, maestro Pangloss, se trovaste tali barbarie nella natura? Non confessereste voi che la natura è corrotta, che tutto non è... — No, disse il vecchio, perchè l’armonia prestabilita... — Oh cielo! non m’ingannate? È Pangloss quel ch’io rivedo? dice Candido. — Son io, rispose il vecchio: vi ho riconosciuto, ma ho voluto penetrare nei