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78 candido o l'ottimismo

piaceri di sua maestà cominciò la funzione. — O maestro Pangloss, se foste qui... diceva Candido piangendo e gridando a più non posso; il che sarebbe stato giudicato indecentissimo, se il frate non avesse dato a credere che il suo protetto, non per altro faceva questo se non per meglio divertire sua maestà. Infatti quel gran re rideva come un pazzo, e vi prese tanto piacere che oltre ai cinquanta colpi dati, ne ordinò cinquanta altri; ma il suo primo ministro avendogli esposto con una straordinaria fermezza, che quel favore inaudito verso un forestiero poteva alienare i cuori dei sudditi, gli revocò quell’ordine e Candido fu riportato nel suo appartamento.

Fu accompagnato al letto dopo che gli ebbero stropicciato i piedi con aceto. I grandi vennero a turno a rallegrarsi con lui. Il sofì vi venne in seguito, e non solamente gli diede la sua mano da baciare secondo l’uso, ma anche un gran pugno ne’ denti. I politici ne congetturarono che Candido farebbe una fortuna quasi senza esempio; e quel ch’è raro, non s’ingannarono, benchè politici.

CAPITOLO IV.

Nuovi favori che riceve Candido, e sua elevazione.

Dopo che il nostro eroe fu guarito, venne introdotto dal re per fargli i suoi ringraziamenti. Quel monarca lo ricevè nel miglior modo; gli diede due o tre schiaffi nel corso della conversazione, e lo ricondusse fino alla sala delle guardie a pedate nel sedere. I cortigiani ebbero a creparne di dispetto. Da che sua maestà si era data a percuotere la gente, di cui ella faceva un caso particolare, non vi era ancora chi avesse avuto l’onore di aver avuto più busse di Candido.

Tre giorni dopo questo congresso, il nostro filosofo, che si lamentava di esser così favorito e trovava che le cose andavano molto male, fu nominato governatore del Chusistan, con un potere assoluto; fu decorato d’un berretto foderato, ch’è un gran segno di distinzione in Persia; ei prese congedo dal sofì, che gli fece ancora altre carezze, e partì per Sus capitale della sua provincia. Dal momento che Candido era comparso alla corte, i grandi dell’impero avean tramata la sua perdita. I favori eccessivi di cui il sofì l’avea colmato, non avean fatto che ingrossar la tempesta, pronta a piombargli sul capo. Intanto egli si felicitava della sua fortuna, e soprattutto del suo allontanamento: gustava anticipatamente i piaceri del grado supremo, e dicea nel fondo del suo cuore: Troppo felici i sudditi lontani dal lor sovrano!

Non era ancora venti miglia distante da Ispahan, che