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76 candido o l’ottimismo

greco che si parla oggigiorno nella patria di Demostene e di Sofocle, il reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk tornava da Costantinopoli ov’egli era andato a conversare col reverendo Mamud Abram sopra un punto di dottrina ben delicato, cioè se il profeta avesse strappata dall’ale dell’angelo Gabriele la penna di cui si servì per scrivere l’Alcorano, o se Gabriele glien’avesse fatto un presente. Essi disputarono per tre giorni e tre notti con un calore degno de’ più be’ secoli della controversia; e il dottore se ne tornava persuaso, come tutt’i discepoli d’Alì, che Maometto avesse strappata la penna, e Mamud Abram era restato convinto come il resto de’ settatori di Omar, che il profeta fosse incapace di quella inciviltà, e che l’angelo gli avesse presentata la sua penna col miglior garbo del mondo.

L’arrivo di Candido avea fatto molto strepito in Tauride, e più persone che l’aveano sentito discorrere degli effetti contingenti e non contingenti, avevano sospettato ch’ei fosse filosofo. Se ne parlò al reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, ed egli ebbe la curiosità di vederlo, e Raab che non potea ricusar nulla a una persona di quella considerazione, fece venir Candido in sua presenza. Parve soddisfattissimo della maniera con cui Candido parlò del mal fisico e del mal morale, dell’agente e del paziente. — Io comprendo che voi siete un filosofo, e tanto basta. Basta così, Candido, disse il venerabile cenobita: non conviene ad un grand’uomo come voi l’essere trattato sì indegnamente nel mondo, come ho udito. Voi siete forastiero: Ismael-Raab non ha niun diritto sopra di voi: voglio condurvi alla corte, e vi riceverete un favorevole accoglimento. Il sofì ama le scienze. Ismael, ponete nelle mie mani questo giovine filosofo, o temete d’incorrere la disgrazia del principe, e di attirar su di voi le vendette del cielo, e soprattutto de’ frati.

Quest’ultime parole spaventarono l’intrepido persiano; egli acconsentì a tutto, e Candido uscì lo stesso giorno di Tauride col dottor maomettano. Presero la volta d’Ispahan, ove arrivarono carichi di benedizioni e di benefici de’ popoli.

CAPITOLO III.

Candido Ricevuto alla Corte, e ciò che ne segue.

Il reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk non tardò a presentar Candido al re. Sua maestà ebbe un piacere singolare nell’ascoltarlo. Lo mise in lizza coi maggiori letterati della corte, e questi lo trattarono da pazzo, da ignorante, da idiota, il che contribuì a persuadere sua maestà ch’egli