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74 candido o l'ottimismo

Montalbano istruisca i re: che il vermiciattolo di Quimper-Corentin, critichi, critichi, critichi: che il referendario de’ filosofi si faccia crocifiggere nella strada San Dionigi: che il torzone degli zoccolanti, e l’arcidiacono di San Malò distillino il fiele e la calunnia ne’ lor giornali cristiani, che si portino le accuse di filosofia al tribunal di Melpomene: e che i filosofi continuino a illuminar l’umanità, malgrado gli strepiti di quelle bestie ridicole, che gracchiano nel pantano della letteratura; e quando doveste esser scacciato di nuovo nel più bel de’ castelli a pedate, imparare l’esercizio de’ Bulgari, passar per le bacchette, nuotare dinanzi a Lisbona, essere crudelissimamente frustato per ordine della santissima Inquisizione, incontrare i medesimi pericoli fra los Padres, fra gli Orecchioni e fra i Francesi; quando doveste finalmente provare tutte le calamità possibili, e non intendere giammai Leibnitz meglio di quel che l’intendo io stesso, voi sosterrete sempre, che tutto è bene, che tutto è per lo meglio; che il pieno, la materia sottile, l’armonia prestabilita e le monadi sono le più belle cose del mondo, e che Leibnitz è un grand’uomo, fin per quelli che non lo comprendono.

A quel bel discorso, Candido, l’essere il più dolce della natura, benchè avesse ammazzato tre uomini, due de’ quali erano preti, non fece parola, ma annojato del dottore e della società, il giorno appresso con una canna in mano, se ne fuggì, senza saper dove, cercando in luogo ov’ei non s’annojasse, e dove gli uomini non fossero uomini, come nel buon paese d’Eldorado.

Candido meno sfortunato, inquantochè non amava più Cunegonda, campando della liberalità di differenti popoli che non son Cristiani, ma che fan l’elemosina, arrivò dopo un lunghissimo e penosissimo cammino a Tauride sulle frontiere della Persia, città celebre per le crudeltà che i Turchi e i Persiani vi hanno esercitato ognuno a sua volta.

Rifinito dagli stenti e non avendo altro indosso che quanto gli abbisognava per nascondere le sue membra, Candido non piegava troppo verso l’opinione di Pangloss, quando un persiano gli si fece innanzi con un’aria delle più civili, e lo pregò di nobilitare la sua casa con la di lui presenza. — Voi mi burlate, gli disse Candido: io sono un povero diavolo che abbandono una miserabile abitazione che avevo nella Propontide, perchè ho sposato Cunegonda, la quale è diventata molto brutta, e che m’annojavo; in coscienza non son punto fatto per nobilitare la casa di alcuno: non son nobile per me medesimo, grazie a Dio; e s’io avessi l’onore di esserlo, il barone di Thunder-ten-tronckh m’avrebbe pagate ben care le pedate, con le quali ei mi gratificò; ovvero ne sarei morto di vergogna,