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60 | candido o l'ottimismo |
fa ribattere cento volte i medesimi discorsi: che lo fa disputare sulla teologia, che imitando seriamente l’invenzione comica dell’armi da fuoco dell’Ariosto, fa sparare il cannone nel cielo da’ diavoli? Nè io, nè alcun altro in Italia ha potuto trar piacere da queste triste stravaganze; e il maritaggio del peccato colla morte, e i serpi che partorisce il peccato, non fanno vomitare ogni uomo che ha il gusto un poco delicato? Quel poema oscuro, bizzarro e disgustevole fu schernito fin dalla sua nascita, ed io lo tratto oggi come lo fu nella sua patria da’ contemporanei; del resto, io dico ciò che penso, e curo pochissimo che gli altri pensino come me.
Candido era mal soddisfatto di que’ discorsi; egli rispettava Omero, ed amava Milton. — Ahimè, diss’egli sottovoce a Martino, io ho ben paura che quest’uomo abbia un sommo disprezzo per i nostri poeti alemanni. — Non vi sarebbe gran male, dice Martino. — Oh che uomo superiore! dicea pur Candido fra’ denti. Che spirito è questo Pococurante! Non può niente piacergli.
Dopo di aver fatta così la rivista di tutti i libri, discesero nel giardino; Candido ne lodò tutte le bellezze. — Io non so di cattivo gusto, disse il padrone: noi abbiam qui delle figurine, ma dopodomani voglio farvene porre d’un disegno più nobile.
Allorchè i due visitatori si furono licenziati da sua eccellenza, Candido chiese a Martino:
– Voi dunque converrete meco, che quello è il più felice di tutti gli uomini, perchè è al di sopra di tutto ciò che possiede.
— E non vedete voi, rispose Martino, che di tutto ciò che possiede egli è disgustato? Platone disse, molto tempo fa, che i migliori stomaci non son quelli che rigettano tutti gli alimenti.
— Ma, disse Candido, non è un piacere a criticar tutto? A trovar de’ difetti, dove gli altri uomini credon vedere delle bellezze?
Intanto i giorni e le settimane passavano; Cacambo non tornava, e Candido era immerso nel dolore.
CAPITOLO XXV.
D'una cena che Candido e Martino fecero con sei forestieri, e chi erano.
Una sera che Candido, seguitando Martino andava a porsi a tavola co’ forestieri che alloggiavano nella stessa osteria, un uomo col viso color di fuliggine, gli andò di dietro, e gli disse:
– Siate pronto a partir con noi; non mancate.