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48 | candido o l’ottimismo |
toghese; era stato privato di un modesto impiego da cui traeva la sua sussistenza, e i predicatori di Surinam lo perseguitavano perchè lo credevano un socciniano. Bisogna confessare che gli altri eran forse più disgraziati di lui, ma Candido sperava che il letterato lo avrebbe divertito nel viaggio; tutti gli altri suoi rivali si lamentavan con Candido della grand’ingiustizia che lor faceva, ma egli gli acquietò, dando a ciascuno cento piastre.
CAPITOLO XX.
Ciò che accadde sul mare a Candido e a Martino.
Il vecchio letterato che si chiamava Martino, s’imbarcò dunque per Bordeaux con Candido. L’uno e l’altro avean troppo veduto e troppo sofferto; e quando il bastimento avesse dovuto far vela da Surinam al Giappone, per il capo di Buona Speranza avrebbero avuto con che trattenersi sul male morale e sul male fisico in tutto il viaggio.
Intanto Candido aveva un gran vantaggio sopra Martino; egli aveva la speranza di riveder Cunegonda, e Martino nulla aveva da sperare; di più aveva egli dell’oro e de’ diamanti, e sebbene avesse perduto cento grossi montoni rossi carichi de’ più gran tesori della terra, sebbene avesse sempre sul cuore la ribalderia del padrone olandese, pure, quand’egli pensava a ciò che gli restava in tasca, e quando parlava di Cunegonda, specialmente in fin di tavola, pendeva verso il sistema di Pangloss.
– Ma voi, signor Martino, diceva egli al letterato, che pensate voi su tutto questo? qual è la vostra idea sul mal morale, e sul mal fisico? — Signore, risponde Martino, i miei preti mi hanno accusato di essere socciniano1; ma la verità del fatto è che io son manicheo2. Voi mi burlate, dice Candido, non vi son più manichei al mondo — Vi son io, dice Martino: non so che farvi, ma non posso pensare altrimenti. Bisogna che voi abbiate il diavolo addosso, dice Candido. — Ei si mescola tanto nelle cose del mondo, dice Martino, che potrebbe esser ben nel mio corpo, come in ogni altra parte; ma io vi confesso che dando un’occhiata su questo globo, o piuttosto su questo globetto, io penso che Dio l’abbia abbandonato a qualche essere malefico, eccettuato sempre Eldorado; io non ho mai veduto città che non desideri la rovina della città vicina: niuna famiglia che non voglia ster-