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parte prima. 45

il signor Vanderdendur il famoso negoziante, risponde il negro. — E questo signor Vanderdendur, dice Candido, ti ha conciato così? — Sì, signore, risponde il negro, quest’è l’uso: ci vien dato un par di brache di tela per vestito due volte l’anno: quando lavoriamo alle zuccheriere, e che la macina ci acchiappa un dito, ci si taglia la mano; quando vogliam fuggire ci si taglia la gamba; a questo prezzo voi mangiate dello zucchero in Europa. Intanto, allorchè mia madre mi vendè per dieci scudi patacconi sulla costa di Guinea, ella mi diceva: figliuol mio, benedici i nostri feticci, adorali tutti i giorni, essi ti faran vivere fortunato; tu hai l’onore d’essere schiavo de’ nostri signori i bianchi, e tu fai la fortuna di tuo padre e di tua madre. Ah! io non so se ho fatto la lor fortuna, so bene che essi non han fatto la mia: i cani, le scimmie, i pappagalli son mille volte meno disgraziati di noi. I feticci olandesi che mi han convertito, mi dicon tutte le domeniche che noi siamo tutti figli d’Adamo, bianchi e neri; io non sono genealogista, ma se quei predicatori dicono il vero noi siam tutti fratelli cugini; or voi converrete che non si possono usare tra parenti trattamenti più orribili.

– O Pangloss! grida Candido, tu non avevi pensato a questa abominevole circostanza; ed è pur cosa di fatto; bisognerà finalmente che io rinunzii al tuo ottimismo. — Che cos’è quest’ottimismo? dice Cacambo. — Ah, risponde Candido, è la maniera di sostenere che tutto va bene quando si sta male.

Intanto versava lagrime riguardando il negro, e piangendo entrò in Surinam.

La prima cosa di cui essi s’informarono, fu se v’era nel porto alcun vascello che si potesse spedire a Buenos-Aires. Quello a cui si presentarono era appunto un padrone spagnuolo, che si offrì di far con essi un onesto partito, e disse loro d’andare a far capo a un’osteria. Candido e il fedele Cacambo vi andarono, e ivi l’aspettarono co’ loro due montoni.

Candido che aveva il cuor sulle labbra, raccontò allo spagnuolo tutte le sue avventure, e gli confessò che volea rapire Cunegonda. — Io mi guarderò bene di darvi il passaggio a Buenos-Aires, disse il padrone. Saremmo impiccati ambedue; la bella Cunegonda è l’amante favorita di sua eccellenza.

Questo fu un colpo di fulmine per Candido; diede in dirotto pianto, e infine tirò a parte Cacambo: — Ecco, o caro amico, gli dic’egli, ciò che hai da fare: abbiamo ciascuno di noi nella tasca cinque o sei milioni di diamanti; tu sei più abile di me, va a prendere Cunegonda a Buenos-Aires; se il Governatore fa delle difficoltà dàgli un milione; se non s’arrende, dagliene due; tu non hai am-