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due uomini straordinari. Tremila bravi fisici vi lavorarono; essa fu pronta intermine di quindici giorni, e non costò più di venti milioni di lire sterline, moneta del paese. Furon messi sulla macchina Candido e Cacambo; vi eran due gran montoni sellati, e brigliati per servir loro di cavalcatura quando avessero scalato lo montagne: venti montoni da basto carichi di viveri, trenta che portavano di regali, consistenti in ciò che il paese aveva di più raro, ed altri cinquanta carichi d’oro, di pietre, e di diamanti. Il re abbracciò teneramente i due forestieri.

Fu un bello spettacolo la lor partenza, e la maniera ingegnosa con cui furono innalzati essi e i lor montoni alla cima delle montagne. I fisici presero da lor congedo. Dopo di averli posti in sicurezza, a Candido non restò altro desiderio che d’andare a presentare i suoi montoni alla sua bella Cunegonda, messa forse a prezzo.– Camminiamo verso la Cajenna, imbarchiamoci, e vedremo in seguito qual regno potremo comprare.

CAPITOLO XIX.

Ciò che accadde loro a Surinam e come Candido fece conoscenza con Martino.

Il primo giorno de’ nostri viaggiatori fu piacevole. Essi erano incoraggiati dall’idea di vedersi possessori di tesori di gran lunga maggiori di quanti ne avessero potuti riunire l’Asia, l’Europa e l’Africa. Candido entusiasmato, scrisse il nome di Cunegonda sugli alberi. Il secondo giorno due de’ lor montoni s’affondarono nelle paludi, e vi subissarono col lor carico; due altri montoni morirono di fatica alcuni giorni appresso; sette o otto perirono in seguito dalla fame in un deserto; altri in termine di alcuni giorni caddero da precipizj; finalmente dopo cento giorni di cammino non restaron loro che due montoni. Candido disse a Cacambo: — Vedete, amico, come le ricchezze di questo mondo son caduche: nulla vi è di stabile come la virtù, e la fortuna di veder Cunegonda. — Lo confesso anch’io, rispose Cacambo; ma ci restano ancor due montoni con più tesori che non avrà mai il re di Spagna e vedo da lontano una città, che io suppongo Surinam, appartenente agli Olandesi. Eccoci al termine dello nostre fatiche e al principio della nostra felicità.»

Avvicinandosi alla città s’incontrarono in un negro disteso in terra, che non aveva che la metà del suo abito, cioè un par di braghe di tela azzurra; mancava a questo povero uomo la gamba sinistra, e la mano dritta. — Mio dio! gli dice Candido, che fai tu là, amico, in questo stato orribile in cui ti vedo? — Attendo il mio padrone