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parte prima. 39

in terra le lor piastrelle e tutto ciò che aveva servito al lor divertimento. Candido le raccolse, corse dal precettore, e gliele presentò umilmente, facendogli intendere, a forza di cenni, che le loro altezze reali si erano dimenticate del loro oro e delle loro gemme. Il maestro del villaggio, sorridendo, le gettò per terra, guardò un momento la figura di Candido con stupore e continuò il suo cammino.

I viaggiatori non lasciarono di raccorre l’oro, i rubini e gli smeraldi. — Dove siamo noi? grida Candido: bisogna che i figli del re di questo paese sieno bene educati, perchè s’insegna loro a sprezzar l’oro e le gemme.

Cacambo n’era meravigliato al par di Candido. Si avvicinarono in fine alla prima casa del villaggio, la quale era fabbricata come un palazzo europeo; una folla di popolo si affrettava verso la porta, e più ancora al di dentro; si faceva sentire una musica graziosissima e un odor delizioso di cucina. Cacambo s’appressò alla porta, e sentì che si parlava peruviano; era questo il suo linguaggio materno, poichè ognun sa che Cacambo era nato al Tucuman, in un villaggio ove non si conosceva che questa lingua. — Io vi servirò d’interprete, disse a Candido; entriamo, qui v’è un’osteria.

Immediatamente due giovani e due ragazze dell’osteria, vestite di drappi d’oro e guarnite i capelli di nastri, li invitano a porsi a tavola. Furon serviti di quattro minestre guarnite ciascuna di due pappagalli, d’un lesso che pesava duecento libbre, di due scimmie arrostite, d’un gusto eccellente, di trecento colibrì in un piatto, e di seicento uccelli mosca in un altro, di ragù squisiti, e di paste deliziose, il tutto in certi piatti d’una specie come di cristallo di rocca, e i giovani e le ragazze versavan loro più liquori estratti da canne da zucchero.

I convitati erano per la maggior parte mercanti e vetturini, tutti d’una somma civiltà; questi fecero alcune domande a Cacambo col più circospetto riguardo, e risposero alle sue con una maniera più che propria a soddisfarlo.

Terminato il pasto, Cacambo e Candido crederono di ben pagare la loro parte col gettare sulla tavola dell’oste due di que’ grossi pezzi d’oro che avean raccolti; l’oste e l’ostessa diedero in uno scoppio di risa e si tennero per lungo tempo le coste; finalmente rimessosi: — Signori, disse l’oste, vediamo bene che siete forestieri; noi non siamo soliti a vederne; scusateci perciò se ci siamo messi a ridere quando ci avete offerto i ciottoli delle nostre strade; voi, senza dubbio, non avete moneta del paese, ma non è necessario d’averne per desinar qui: tutte le osterie erette per il comodo del commercio son pagate dal governo: avrete avuto un cattivo trattamento, perchè