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28 candido o l’ottimismo

dappertutto dei chirurghi francesi; uno di questi molto bravo prese cura di noi, e ci guarì, ci disse a tutte di consolarci, perchè in molti assedj era stato praticato lo stesso, ed esser così la legge di guerra.

Quando le mie compagne furono in grado di camminare ci mandarono a Mosca. Io toccai in sorte un bojardo; che mi fece sua giardiniera, e mi regalava di venti frustate al giorno; ma questo signore, essendo stato arruotato in capo a due anni con una trentina d’altri bojardi, per impicci di corte, profittai di questa avventura e me ne scappai. Traversai tutta la Russia; fui lungo tempo a servire in una osteria a Riga, indi a Rostock, a Veimar, a Lipsia a Cassel, a Utrecth, a Leida, all’Aja, a Rotterdam; sono invecchiata nella miseria e nell’obbrobrio, ricordandomi sempre d’esser figlia di papa. Ho voluto uccidermi cento volte; ma amavo ancora la vita. Questa debolezza ridicola è forse delle nostre inclinazioni la più funesta. Perchè vi è nulla di più ridicolo che di voler portar continuamente un fardello, che si vorrebbe ad ogni momento buttar giù? Di aver in aborrimento la propria esistenza, e di non poter distaccarsene? D’accarezzar finalmente il serpe che ci divora, finchè non ci abbia mangiato il cuore?

«Ho veduto ne’ paesi che la fortuna m’ha fatto scorrere e nelle osterie dove ho servito, un numero prodigioso di persone, che detestavano la propria esistenza, ma otto soli ne ho veduti che abbian volontariamente posto fine alla lor miseria, tre negri, quattro inglesi e un professore tedesco nominato Robek. Finalmente; sono stata a servire in casa dell’ebreo don Issaccar che mi mise appresso di voi signorina mia bella; mi vi sono affezionata, e mi son data più pensiero delle vostre avventure che delle mie. Non vi avrei nemmen parlato mai delle mie disgrazie, se voi non m’aveste un po’ piccata e se non fosse l’uso sui bastimenti di contar istorielle per divertirsi. Finalmente, signora, io ho dell’esperienza e conosco il mondo. Pigliatevi un gusto; impegnate i passeggeri a contarvi ognun la sua istoria, e se uno solo se ne trova che non abbia sovente maledetto il punto in cui nacque, e che non abbia sovente detto a sè medesimo d’essere il più infelice che viva, gettatemi a capo all’ingiù nel mare, ch’io mi contento.»

CAPITOLO XIII.

Come Candido fu obbligato di separarsi dalla bella Cunegonda e dalla vecchia.

La bella Cunegonda udita che ebbe l’istoria della vecchia le fe’ tutte le cortesie che a persona del di lei merito,