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20 | candido o l’ottimismo |
e a cui piacevano estremamente le donne. Questo ebreo mi si affezionò moltissimo, ma non potè trionfare della mia ritrosia. L’ebreo mi condusse in questa villetta che voi vedete. Avevo sempre creduto che il castello di Thunder-ten-tronckh fosse quel che vi può esser di più bello nel mondo, ma mi son disingannata.
«Il grand’Inquisitore mi vide un giorno alla messa, mi adocchiò lungamente, e mi fece dire che avea da parlarmi per affari segreti. Fui condotta al suo palazzo, gli scopersi i miei natali, ed egli mi fece delle rimostranze di quanto disconvenisse al mio rango l’esser in balìa d’un ebreo. Fece egli propor per sua parte a don Issaccar di cedermi a monsignore. Ma don Issaccar, ch’è il banchiere di Corte, e un uomo di credito, non ne volle saper niente. L’inquisitore lo minacciò d’un auto-da-fè, sicchè l’ebreo impaurito, concluse un contratto, in virtù del quale e la casa, e la mia persona appartenessero a tutti due loro in comune; ma fecero i conti senza di me, che non voglio alcuno.
«Finalmente per distornare il flagello de’ terremoti, e per impaurire don Issaccar, volle monsignor inquisitore celebrare un auto-da-fè, e mi fè l’onor d’invitarmici. Ebbi un buonissimo posto, e fra la messa e il supplizio si servirono i rinfreschi alle dame. Mi raccapricciai per dir vero, a veder bruciar vivi quei due ebrei, e quel galantuomo di Biscaglia, che avea sposata la comare. Ma qual fu la mia sorpresa, il mio raccapriccio, la mia agitazione, quando in sambenito e mitera vidi una figura che rassomigliava a Pangloss! Mi stropicciai gli occhi, lo riguardai attentamente, lo vidi impiccare, e svenni. Ritornata appena in me vi vidi spogliar nudo, e fu per me il colmo del dolore, della costernazione, della disperazione, dell’orrore. Alzai un grido, e fermate, dir volli, o barbari, fermate; ma la voce mancommi, e a nulla avrebbero servito le mie strida. Quando fosti stato ben ben frustato –come mai può darsi, dicea fra me, che l’amabil Candido, e il saggio Pangloss si trovino a Lisbona, uno per pigliarsi cento frustate, e l’altro per farsi impiccare d’ordine di monsignore inquisitore mio cicisbeo? Pangloss mi ha dunque crudelmente ingannata, con dirmi, che tutto quel che segue è per lo meglio?
«Agitata, smarrita, ora fuori di me; ed ora sentendomi morir di debolezza, aveva l’anima ripiena della strage di mio padre, di mia madre, e di mio fratello, di quel birbon di soldato bulgaro, della coltellata che mi aveva data, della mia condizione servile, del mio mestiere di cuciniera, del mio capitano, di quella brutta figura di don Issaccar, di quell’abbominevole inquisitore, dell’impiccatura di Pangloss di quel gran miserere in falso bordone,