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parte seconda. 101

guenze mi spaventano. D’altra parte, se tu sapessi quanto è dura, dopo d’essere stato vicerè d’una bella provincia, dopo essersi veduto in istato di comprare de’ bei regni, dopo d’essere stato l’amante favorito di Zenoide il risolversi a servire in qualità di fratello in un ospedale... — Lo so, riprese Cacambo, ma so ancora che è assai dura cosa il morir di fame; riflettete di più, che il partito ch’io vi propongo, è forse l’unico che possiate prendere per isfuggire le ricerche del crudele Volhall, e sottrarvi ai castighi ch’ei vi prepara.

Mentre parlavano così passò un fratello e gli fecero alcune dimande; egli rispose in una maniera soddisfacente, e assicurò loro che i fratelli erano bene nutriti, e godevano d’una onesta libertà. Candido si decise; ei prese con Cacambo l’abito di fratello che gli si accordò addirittura, e i nostri due miserabili si misero a servire altri miserabili.

– Un giorno che Cacambo distribuiva in giro poche cattive minestre, gli diè nell’occhio un vecchio, il cui viso era livido, le labbra coperte di schiuma, gli occhi mezzo stravolti, e sulle cui gote crespe e inaridite, appariva l’immagine della morte. — Pover’uomo, gli disse Candido, quanto vi compiango! voi dovete orribilmente soffrire. — Io soffro molto, rispos’egli con una voce da sepoltura; si dice ch’io sono etico, polmoniaco e asmatico: se così è, io son ben malato, ma intanto tutto non va male, e questo e quello che mi consola. — Ah, esclama Candido, non v’è che il dottor Pangloss, che in uno stato così deplorevole, possa sostenere la dottrina dell’ottimismo, quand’ogni altro non predicherebbe che il pess... — Non pronunziate quella detestabil parola, grida il pover’uomo; io sono quel Pangloss di cui voi parlate, disgraziato; lasciatemi morire in pace, tutto è bene, tutto è per lo meglio.

Lo sforzo ch’ei fece pronunziando queste parole, gli costò l’ultimo dente, ch’ei vomitò con una tremenda quantità di marcia. Spirò pochi momenti dopo.

Candido lo pianse, perchè aveva il cuor buono. Il suo funerale fu una sorgente di riflessioni per il nostro filosofo; egli si ricordava sovente tutte le sue avventure. Cunegonda era restata a Copenaghen, ed ei seppe che v’esercitava il mestiere di lavandaja, colla maggior distinzione possibile. La passione di viaggiare l’abbandonò affatto. Il fedele Cacambo lo sosteneva co’ suoi consigli e colla sua amicizia. Candido non mormorò contro la Provvidenza. — Io so che la felicità non è il retaggio dell’uomo, diceva egli qualche volta: la felicità non risiede che nel buon paese d’Eldorado, ma è impossibile d’andarvi.