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parte seconda. | 95 |
Non riferiremo tutta quella conversazione interessante; ci contenteremo di dire che l’eloquenza di Candido abbellita dall’espressioni amorose, ebbe tutto quell’effetto che egli potea aspettare sopra una filosofessa giovine e sensibile.
Questi amanti, i cui giorni passavano per l’innanzi fra la mestizia e fra l’inquietudine, parvero felici; il silenzio delle foreste, le montagne coperte di bronchi e spine, ed attorniate da precipizj, le pianure gelate, i campi ripieni d’orrore de’ quali erano circondati, li persuasero maggiormente del bisogno ch’essi avevano di amarsi. Erano risoluti a non abbandonare quella solitudine orribile, ma il destino non era stanco di perseguitarli, come lo vedremo nel capitolo seguente.
CAPITOLO XIII.
Arrivo di Volhall. Viaggio a Copenaghen.
Candido e Zenoide trattenevansi sull’opere della divinità, sul culto che gli uomini devono rendergli, su i doveri che li uniscono fra loro, e specialmente sulla carità, virtù d’ogni altra virtù più utile al mondo, e non vi s’occupavano con declamazioni frivole; insegnava Candido ai giovinetti il rispetto dovuto al freno sacrato delle leggi; Zenoide istruiva ragazze su quanto doveano a’ lor parenti, ed ambi si riunivano per gettare in quei giovani cuori i fecondi semi della religione. Un giorno ch’essi si dedicavano in quelle pie occupazioni, venne Suname ad avvertire ch’era arrivato un vecchio signore accompagnato da molti domestici, e che al ritratto che le avea fatto di quella ch’ei cercava, non aveva potuto dubitare che non fosse la bella Zenoide. Quel signore seguiva Suname alle calcagna ed entrò quasi nel tempo stesso di lei nel luogo ov’erano Zenoide e Candido.
Svenne Zenoide alla sua vista, ma poco sensibile a spettacolo compassionevole, la prese Volhall per mano e la tirò con tanta violenza ch’ella rinvenne; ma non rinvenne che per spargere un rio di lacrime. — Mia nipote, le diss’egli con un sorriso amaro, io vi trovo in molto buona compagnia: non mi stupisco che la preferiate al soggiorno della capitale, alla mia casa, alla vostra famiglia. Sì, signore, rispose Zenoide, io preferisco i luoghi ove abitano la semplicità e il candore, al soggiorno del tradimento e dell’impostura. Io non rivedrò che con orrore quel luogo ov’ebbero principio le mie sventure, ove ho ricevuto tante prove del vostro nero carattere, ove non ho altri parenti che voi... — Signorina, replicò Volhall, voi mi seguirete, se vi piace; quand’anche doveste svenire un’altra volta.