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Edipo e a 24 la fece rappresentare. Bizzarro qual era, alla prima rappresentazione si mostrò al pubblico come comparsa, portando la coda del gran sacerdote. La marescialla di Villars trovò che ciò era spiritoso: fece venire Voltaire nel suo palco, lo presentò al duca di Richelieu, e il giovane ebbe di botto due protezioni potenti e l ’ invidia dei rivali. E quest’ultima fu più forte della prima: giacchè Voltaire pensò nel 1726 di recarsi in Inghilterra, dove fu accolto con gran festa dal re Giorgio I e dalle principesse di Galles. Ivi fece stampare la sua Enricheide, poema ricalcato sui precetti scolastici, nel quale intendeva celebrare Enrico IV, il re più popolare di Francia. Ma il genio di Voltaire non istava nell’entusiasmo della fantasia poetica, bensì nella critica: e il poema è tanto freddo e indifferente quanto sono vivi e mordenti i suoi lavori di satira e di esame. Per questo egli odiava Rousseau, nel quale vedeva, non solo il suo più grande emulo, ma altresì le qualità che a lui mancavano, fra cui l’abbondanza del sentimento. La prima volta che i due filosofi si videro, Rousseau gli mostrò una sua Ode alla posterità. «Amico mio, gli rispose Voltaire, ecco una lettera che non perverrà mai al suo indirizzo.» Quel frizzo fece aperta la discordia latente fra i due.

Sul teatro non trovava sempre conforti. Il Bruto, che è forse la sua tragedia più fortemente scritta, fu molto criticata; della Zaira si fece una parodia alla Commedia italiana, col titolo: I fanciulli trovati; fu invece assai applaudita l’Alzira, alla rappresentazione della quale egli non assisteva. «Per questa mia assenza, diceva Voltaire, ebbe buon successo: laudantur ubi non sunt, sed cruciantur ubi sunt. La Merope, rappresentata il 20 febbrajo 1743 fu applaudita assai; e a noi italiani ricorda la polemica che sostenne contro il Maffei di Verona, autore della tragedia dello stesso titolo. Nondimeno, le tragedie, per conoscenza di effetti scenici, sono fra le sue opere migliori.

Per dilettare la sua marchesa di Chatelet, colla quale s’era messo a studiare fisica, compose la Pulzella d’Orleans, opera biasimevole sotto ogni aspetto, sia per le oscenità che contiene, sia per l’oltraggio ad una grande figura patriotica.