Pagina:Volta - Le stelle, 1930.djvu/21

20


Si sa che ora si concepisce l’atomo composto di protoni o cariche elettriche unitarie positive ed elettroni o cariche elettriche unitarie negative, organizzato come un infinitesimo sistema planetario, in cui il sole è il nucleo, costituito di protoni e di elettroni, i pianeti sono gli elettroni rimanenti, che ruotano intorno al nucleo in orbite ed anelli di orbite diverse; la carica totale positiva del nucleo è uguale alla totale negativa degli elettroni rotanti; la similitudine con il sistema planetario è tanto più calzante in quanto il nucleo sarebbe piccolissimo in confronto alle dimensioni dell’atomo completo, cioè delle orbite più esterne; quello avrebbe dimensioni dell’ordine di due milionesimi di milionesimo di cm., mentre l’orbita esterna normalmente avrebbe un diametro circa 100 mila volte superiore.

La nuova teoria atomica quantistica, che non posso nemmeno riassumere quì, per opera del Bohr e del Planck, rende conto, non solo della distribuzione dell’energia negli spettri continui, ma ancora dei gruppi di linee negli spettri e dà un modello immaginoso e suggestivo del meccanismo dell’eccitazione dell’atomo per irraggiamento o per riscaldamento e dell’irraggiamento di cui può divenir centro l’atomo stesso.

I cambiamenti di stato dell’atomo deriverebbero da salti discontinui degli elettroni dall’uno all’altro sistema di orbite possibili; a ciascuno di questi sistemi corrisponderebbe, per ogni elemento, una serie di linee spettrali (la quale può anche sconfinare fuori della parte visibile dello spettro). Nel caso dell’idrogeno le cose si presentano nel modo più semplice, perchè l’elettrone rotante è uno solo.

Le vicende estremamente rapide dei bombardamenti atomici da parte della luce, le violente, fulminee collisioni fra gli atomi, i balzi degli elettroni da un’orbita all’altra, le alternanze spasmodiche di assorbimento e di radiazione, le trasformazioni continue dell’energia cinetica in luminosa danno la visione di una diabolica tregenda nel mondo infinitesimo dell’atomo, della quale le colossali manifestazioni fisiche di calore e di luce delle stelle sono le sintesi e la somma.

In siffatta tregenda si sarebbe riusciti a fermare l’atomo fuggente, ad afferrare, per esaminarlo, il minuscolo elettrone rotante, a misurare le velocità orbitali di queste rotazioni: l’elettrone avrebbe la massa di circa un duemillesimo del nucleo d’idrogeno; l’unico elettrone libero del calcio ionizzato della cromosfera solare salta da un’orbita all’altra 20 mila volte in un secondo, trattenendosi sulla