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La più debole in senso assoluto delle stelline conosciute è il compagno della vicinissima Centauri, che ci appare di undicesima grandezza, ma che scenderebbe alla quindicesima se respinto alla unità di distanza; darebbe cioè una luce che vale un decimillesimo di quella solare. Si tace delle stelle del tutto oscure.

Già dall’osservazione fotometrica, visuale o fotografica degli splendori, ci è dato spesso di cogliere un primo suggestivo indizio di quella che si può chiamare la vita stellare: quello della variazione di luce di molte stelle.

Variazioni regolari ed irregolari, a lungo ed a breve periodo, di andamento semplice o complesso, a salti bruschi ed a curve dolci, che forniscono materia di osservazione e di indagine teorica a molti astronomi.

L’argomento delle variabili — di cui se ne contano oggidì circa 6 mila — meriterebbe da solo un’ampia trattazione, non foss’altro per discutere le molte ipotesi per spiegarle, tra le quali sicura per ora non v’è che quella delle eclissi di due o più stelle tra loro vicine ruotanti intorno al comune centro di gravità; ma si spiega così un solo gruppo di variabili.

Nella gran famiglia delle variabili si comprendono le novae, queste stelle che improvvisamente splendono di vivissima luce e poi s’indeboliscono, presentando dal punto di vista spettroscopico caratteristiche del più alto interesse e costituiscono esse pure un problema molto discusso dell’astrofisica, la quale si sforza di penetrare il mistero dei cataclismi, remoti spesso di secoli e secoli, che le novae rappresentano.

Nel campo degli splendori assoluti porta d’un tratto in questi ultimi anni un aiuto inestimabile la misura condotta da un fisico celebre, il Michelson, con delicatezza finissima e con mezzi grandiosi; nessun telescopio può darci, nonché la misura, nemmeno la percezione visiva del diametro delle stelle: il Michelson riesce a misurare con il metodo interferometrico i diametri angolari di alcune grosse stelle: Betelgeuze, Antares, Arturo, Aldebaran; di esse conosciamo la distanza approssimata; potremo quindi dedurre approssimativamente i diametri in km.: essi risultano centinaia di volte quelli del sole.

Per comprendere tutta l’importanza di questo risultato, occorre riflettere che la teoria e le esperienze di laboratorio davano modo di calcolare il diametro di una stella in base allo splendore assoluto