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relatività di Einstein; e giacchè ho fatto il nome della teoria famosa, bisogna pur dire di un dubbio che complica ancora il problema; il dubbio cioè che le enormi velocità di allontanamento delle nebulose spirali rispetto al sole si possano, secondo quella teoria, spiegare in parte con l’allentarsi a distanze siffatte delle vibrazioni luminose ed il conseguente spostamento delle linee spettrali verso il rosso.
Un prezioso contributo alla conoscenza dei moti siderali sarà dato dal confronto delle posizioni della grande carta celeste, apprestata da osservatorî di tutto il mondo (tra cui due italiani: quello vaticano e quello catanese) con analoghe posizioni rilevate a distanza di qualche decennio, contributo già parzialmente fornito dal confronto stereoscopico di lastre sufficientemente distanziate in tempo.
Abbiamo considerato sinora le stelle sopratutto nella loro molteplicità, nella loro distribuzione, nei loro moti: appena s’è toccato del loro splendore assoluto od effettivo, che sarebbe quello che le singole stelle avrebbero viste tutte ad una stessa unità di distanza. Le misure degli splendori apparenti non sono che la documentazione fotometrica di quanto si vede; lo splendore assoluto, deducibile dal primo quando la distanza sia nota, o per altra via, è un dato fisico caratteristico della stella, indipendente dalla distanza, che ci dà la misura della sua energia di radiazione.
Una debole stellina di un lontano ammasso può in realtà essere assai più lucente del sole, il quale, a sua volta, retrospinto alla distanza regolamentare di confronto, è umiliato al grado di stella mediocremente visibile ad occhio nudo (quinta grandezza): la sua umiliazione non è grande, perchè esso è di uno splendore assoluto presso la media; vi sono stelle migliaia di volte più luminose del sole; Rigel ad es. lo è 10 mila volte; la più splendente conosciuta sarebbe una variabile irregolare, che ci appare nella maggiore delle Nubi di Magellano come una stella fra l’ottava e la nona grandezza, la S. Doradus, la quale dovrebbe brillare come 400 mila soli. Plaga di meraviglie quella delle nubi di Magellano del cielo meridionale, invisibile a noi; la maggiore di esse, il Bue Bianco di Al Sufi comprende una nebulosa (esterna al nostro sistema galattico) la 30 Doradus, che, se fosse portata alla distanza e nella direzione delle stelle di Orione, invaderebbe tutta la costellazione, splendendo come 230 stelle pari a Sirio e proietterebbe ombre visibili degli oggetti terrestri.