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stimare distanze e dimensioni. Le prime, che al telescopio si risolvono nello spettacolo magnifico di miriadi di luci, specialmente nel Sagittario, nell’Aquila e nel Cigno, hanno distanze sino a decine di migliaia di anni-luce. Le nebule oscure invece, composte probabilmente di fine polvere proiettata dalla radiazione stellare, come veli immensi, ci mascherano in gran numero notevoli porzioni della Via Lattea, producendo, tra l’altro, la caratteristica biforcazione, dal Cigno al Centauro, di quella grande strada luminosa. Esse, è vero, non sono stelle, ma polvere e forse matrici di stelle; per alcune di esse però è stata dimostrata la connessione fisica con stelle e si è così potuto determinare la distanza, assai minore, naturalmente di quella delle nubi stellari, in alcune centinaia di anni-luce.

Nè sono stelle le nebulose planetarie e quelle diffuse del sistema galattico, ma anche esse alle stelle per diversa guisa collegate.

Le nebulose planetarie, circa un centinaio e mezzo, così chiamate per la loro forma tondeggiante, contengono in generale una stella centrale; le diffuse, come la notissima di Orione, quasi sempre sono associate con una o più stelle vicine, dalle quali per riflessione od eccitazione, traggono la loro luce; vicine relativamente, perchè sembra che la lucente stella Rigel illumini una nebulosa distante da essa 100 anni-luce. È stato così possibile stimare la distanza di questi particolari oggetti e da essa o con essa dimensioni, splendore, densità, massa e rotazione.

Per non fare troppi numeri citerò soltanto la densità tenuissima delle nebule galattiche; quella media delle planetarie si calcola tale che la massa di un cm. cubo d’aria vi sarebbe rarefatta in un cubo di mezzo km. di lato; quella delle diffuse, con altra similitudine, si potrebbe rappresentare con la massa terrestre espansa così da occupare una sfera di diametro doppio di quello dell’orbita di Nettuno!


Oggetti ed aggruppamenti stellari, che son venuto elencando e che sono stati con discreta od appena grossolana approssimazione localizzati nello spazio, appartengono tutti al grande sistema galattico o della Via Lattea, cioè al nostro sistema stellare; il quale, dopo gli studi famosi dell’olandese Kapteyn e dell’americano Shapley, le cui conclusioni non concordano però del tutto, si concepisce come un’immensa lente, press’a poco simmetrica al piano della Via Lattea, del diametro di oltre 300 mila anni-luce; i colossi degli ammassi globulari stanno a guardia dei suoi confini e sono al nostro