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4 | Proverbi sul cavallo. |
Sian nervose le gambe, asciutte e grosse;
Alta l’unghia, sonante, cava e dura;
Corto il tallon, che non si pieghi a terra;
Sia rotondo il ginocchio; e sia la coda
Larga, crespa, setosa e giunta all’anche;
Nè fatica o timor la smuova in alto.
Poi del vario vestir, quello è più in pregio,
Tra i migliori cavalier, che più risembra
Alla nuova castagna allor che saglie
Da l’albergo spinoso, e in terra cade
A gli alpestri animal matura preda.
Pur che tutte le chiome, e ’l piede in basso
Al più fosco color più sieno appresso.
Poi levi alte le gambe, e ’l passo snodi
Vago, snello e leggier. La testa alquanto
Dal drittissimo collo in arco pieghi:
E sia ferma ad ognor; ma l’occhio e ’l guardo
Sempre lieto e leggiadro intorno giri:
E rimordendo il fren di spuma imbianchi.
Al fuggir, al tornar sinistro e destro
Come quasi il pensier sia pronto e leve.
Poscia al fero sonar di trombe e d’arme
Si svegli e innalzi, e non ritrovi posa,
Ma con mille segnai s’acconci a guerra.
Nol ritenga nel corso o fosso o varco
Contro al voler giammai del suo signore:
Non gli dia tema, ove il bisogno sproni,
Minaccioso il torrente, o fiume, o stagno;
Non con la rabbia sua Nettuno istesso:
Nol spaventi romor presso o lontano
D’improvviso cader di tronco o pietra;
Non quell’orrendo tuon che s’assomiglia
Al fero fulminar di Giove in alto,
Di quell’arma fatal che mostra aperto
Quanto sia più d’ogni altro il secol nostro
Già per mille cagion là su nemico.
Alamanni.