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Alimentazione.


1. A caval che non vuol sella, biada non si crivella.

Per correggere certi cavalli viziosi fu ed è da taluni scudieri adoperata la fame come castigo, amministrando la biada come premio ad ogni miglioramento constatato. Tale metodo è specialmente usato nei circhi equestri. Ma se il vizio di non voler portar sella, od altro peso, proviene da cattivi trattamenti usati nell’addestrare il cavallo e non da indole indomita, è affatto ingiusto aggiungere alle battiture anche il castigo del digiuno. A questo proposito riportiamo quanto insegna Senofonte nel suo trattato sulla equitazione: «L’uomo istruisce il suo simile colla parola che Dio gli ha dato, ma lo stesso mezzo non può adoperarsi col cavallo; gli è ricompensandolo quando ha fatto la nostra volontá, punendolo quando disubbidisce, che gli si fará intendere quel che da lui si esige. Per esempio, accetterá volontieri il morso se dopo averglielo messo in bocca, gli si fará qualche cosa di gradito, di cui abbia a rammentarsene e così salterá o fará quall’altra cosa gli venga domandata, se saprá che facendola otterrá una ricompensa.» In senso figurato il proverbio vuol anche significare che non si fa spesa a bocche disutili.