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Tutto ciò ebbe in mente lo Schleyer nel formare la lingua da lui proposta e noi dobbiamo certo riconoscere in lui l’uomo competente poichè l’illustre inventore conosce ben 55 lingue ed il Volapük costò a lui 20 anni di laboriosi sforzi. Egli riuscì a formare un tutto sì ben coordinato, armonico, logico e di sì estrema semplicità da ottenerne il plauso dei più illustri filologi odierni, primissimo fra i quali il professore Max Muller dell’Università di Oxford.

Scopo dello Schleyer si fu pertanto di creare un linguaggio convenzionale scevro di tutte le difficoltà di grammatica, d’ortografia e di pronunzia inerenti alle lingue antiche e moderne e suscettibile d’essere usato grazie alla sua semplicità da tutti i popoli civili nelle loro internazionali relazioni.

Il suo Volapük non presenta alcuna delle irregolarità delle lingue ordinarie. La grammatica si può imparare in qualche ora perchè la regola non vi patisce mai eccezioni.

Ogni lettera ha un solo ed invariato suono. I vocaboli vi si scrivono come si pronunciano. La costruzione adottata è la costruzione diretta.

Siccome il sistema di derivazione vi è sempre uguale e cioè l’aggettivo, il verbo e l’avverbio vi si formano regolarmente dal sostantivo, basta imparare i sostantivi della lingua per conoscerne tutti i vocaboli del dizionario. Una sola è la declinazione e semplicissima; una ed invariabile la formazione dei plurali; non generi artificiali, non articoli; gli aggettivi tutti terminati ad un modo e sempre invariabili; una la coniugazione dei verbi senza irregolarità di sorta, talchè in Volapük — e questo è carattere importantissimo — si può in pochi minuti apprendere tutta la coniugazione di un verbo, ossia di tutti i verbi.

Tale risultato si ottiene mediante aumenti e desinenze, come in tutte le lingue a flessione, ma con questo immenso vantaggio che gli uni e le altre sono semplici e costanti e ridotti al minor numero possibile, e ciò nullameno nessuna lingua forse possiede tante forme verbali quanto questa. Al punto che non v’ha cosa o concetto, non v’ha sfumatura alcuna del pensiero che non possa

1 — Volapuk