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AL PROF. LUIGI MORANDI.


Mio caro Morandi,

In una nota alla tua bella e fortunata Antologia1 ricordando tu il mio Vocabolario della Lingua Parlata, scrivi che sarebbe poco se mi fosse inalzata una statua. Sebbene la iperbole di questa lode sia tutta dovuta alla bontà tua verso di me e al grande e diritto amore che hai per gli studj della lingua nostra, pure mentirei a me stesso se dicessi che non mi riesce graditissima, e non mi compensa delle molte fatiche e dei non pochi dispiaceri che questo lavoro mi è costato. Intorno al quale permetti che io mi apra con te, anzi mi confessi, con tutta quella confidenza che dall’amicizia nostra mi vien consentita. Confesso adunque che la prima edizione di questo Vocabolario fu molto affrettata. Premeva al suo editore, che fu il Corridi, e premeva anche a me e al Fanfani, di precorrere al Novo Vocabolario Giorgini-Broglio, già incominciato da alcun tempo, e che dopo venti e più anni si strascica tuttavia faticosamente per la strada. Quindi avvenne che in quella fretta di lavoro non pochi errori vi cadessero, e parecchie voci, o maniere, o significati fossero lasciati fuori. A tali difetti, giustamente notati da te e da altri (e avesse voluto Iddio che tutti avessero imitata la gentilezza de’ tuoi modi !), io mi sono adoperato di riparare negli otto anni d’indefesso studio che vi ho spesi, sicchè potrai vedere da te medesimo che la massima parte di quelle omissioni (non tutte per altro erano tali), che vai qua e là indicando nelle note al tuo libro, è sparita da questa seconda edizione, che può chiamarsi più veramente un rifacimento. Tuttavolta io non affermo (e chi potrebbe affermarlo in opere di tal genere ?) che il Vocabolario, intorno al quale ho poste tante cure, sia affatto im-

  1. A pag. 637 del libro intitolato: Prose e Poesie italiane scelte e annotate da Luigi Morandi.