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ITINERARIO. – 682 – LABBRO.

Itinerario. s. m. Descrizione del viaggio.l|La via da seguirsi per an- dare in ualche luogo alquanto lon- tano: c tudiamo prima l'itinerario che dobbiamo fare. x — Dal basso lat. itinerarium.

Ito._part. p. d' Ire.

Ittèrlco. ad. Che patisce d' itteri- zia' e usasi anche in forza di non." Detto del color giallo del volto, Che e efi'etto e segno d'itterizia-Dal lat. ictericus, . lxtcpmòg.

Itterlxia. a. . T. mcd. Malattia che procede da spargimento di flele, e che si manifesta col dare a tutta la superflcie del corpo un colore giallo endente al verde.— Dal basso lat. icteris.

Ittiolo la. o. f. T. star. nat. Quella parte de la storia naturale che de- scrive i pesci. — Dal gr. 1136;, Pesce, e 1670;, Discorso.

Ittiologico. ad. Appartenente al- l'ittiologia.

Ittiològo. e. m. Chi e dotto d‘it- tiologìa.

Iùgero. n. m. Misura antica di ter- reno coltivato, lungo 240, e largo 220 piedi.— Dal lat. jugerum.

lunlòre. ad. Il più giovine; e di- cesi_ parlando di fratelli.— Dal lat. Jumor.

Ivi. avo. di luogo, e vale In quel luogo, La: «Erano ivi alcune per- sone. x Il Talvolta e anche ave. di tempo, e vale Allora, In quel tempo- ma in ambedue i sensi usandolo ne linguaggio parlato, sarebbe nn'inso - portabile aflettazione.— -Dal lat.i i


J.


J. (I lungo). Segno alfabetico, ammesso da alcuni come rappresentazione di due ii in fine di voce, purchè sul primo i non cada l’accento, uso seguito dalla nuova Accademia della Crusca e da me in questo Vocabolario; da altri ammesso in principio, in mezzo e in fine della parola, quando l’i sta innanzi a vocale, ed avuto perciò in conto come di lettera consonante, e finalmente da altri non accettato mai.


L.


L. Decima lettera dell'alfabeto, e prima delle consonanti, che i Gram- matici chiamano liquide. Pronunziasi Elle, e si fa tanto maschile, quanto femminile.||L tra i numeri romani vale Cinquanta. Il LL. MM. vale Le Loro Maestà.

La. articolo f. di 1l e Lo,- ed ha lo stesso ufiìcio nel discorse.||Nel parlar familiare suole premettersi a'nomi proprj di donnn, dicendosi: c La Giuseppina, La Maria, La Gian- nina, ec.» Ma parlandosi di nobili donne, non si usercbbe, se non da chi ci avesse familiarità-Dal lat. ilLa, per via di afercsi.

La. 121-011. f. sing., usato come og- etto; nel pl. Ls: «Bramo di ve- erla: — La salutai : — Questa cosa an- cora non l'ho veduta-"Nel parlar familiare usasi anche per Ella; e nel pl. Le per Elleno; ma spesso e per un cotal riempitivo, che da vaghezza al parlare, come: «Quella ragazza la e pur bella:-Le son eose da far girar la testa: — La dica: - La senta; I modi più particolari ai Fiorentini." Familiarm. usasi spessissimo in modo ellittico, sottiutendendo il sostantivo che risulta dal senso del discorso, come: c Chi la fa (sott. l'ingiuria), l'aspetti; La finirò io (sott. questa faccenda o simili); L’ho indovinata (sott. questa cosa); Se le vnole dà- -liele (sott. le basse, anche in senso

  1. 90.» "La nniscesi spesso coi verbi 1111., come Godersela, Passancla, Sui- gnanela, e molti altri. — Dal lat. illa, aferesato.

Là. avo. di luogo, nsato eosl coi verbi di quiete, come coi verbi di moto, e vale In quel luogo: c È là; Abita là; Andò là; Corse la, ec. . Il Sogginnto ad nn nome, nsasi ellitti- cam. per il modo Che è o si trova la: «Dammi quel libro la: - Che fanno quei ragazzi la? x || Si congiunge con altri avverbj come Là dove, Là entro, _Là giù, Là su, Più là, Verso là, Là intorno, e simili. H Ncl parlar fami- liare riferiscesi anche a tempo o pas- sato o futnro, come: c Tornerà là per Natale: — Eravamo la di Carnevale. r il Chi è la, si dice per modo di ri- spondere a chi bussa a un useio, do- mandando il sno nome o la sna qua- lità || Chi ca là? Grido col quale le sentinelle piglian certezza di chi pas- sa. || Di là giù, Di la su. Di là entro, e simili, vagliono Da quel luogo che e sn alto, Da quello che e dentro, ec. il Di là, spesse oppouesi a Di qua, e vale Nell'altra parte, o Nell'altra sponda, o Nell'altra stanza, e via dicendo, secondo che porta Il senso del discorso: cDi qua si rideva, e di la si iangeva:— Pregai un navicel- laio c e mi passasse di ila-Son di la che l'aspettano:— Passi di la)" E familiarm. dicesi per Nell'altro mondo, come Di qua intendesi In questo mondo, e dicesi anche Mondo i là e Mondo di qua,- onde Andare r nel mondo di la, per Morire; Essere più di là che di qua, per Essere vi- cinissimo a morire; ed anche Aver quasi afl'atto perduto i sentimenti per grave dolore." Volta“ in là, si ado- pra per indicare istante di tempo: c Per nulla nulla si adira; ma voltati in là non è più altro. s |1 Là là, dicesi faniiliarm. per Adagio adagio, Lem- me lemme, Cosi cosl: cAndavano la là discorrendo del più e del meno: — Come cammina il Vocabolario? — Eh si va la là e come Dio vuole:— E i vostri affari come vanno? — Eh là, la; ma nii contento:— Sì va là la e alla meglio.» H Va'pur là, dicesi per av- vertenza a chi va incontro a un pe- ricolo, a un danno: c Va‘pur là che ti darà la mancia che cerchi.» ,jE ironicam.: c Va’ pur la che sei un buon tomo! s che e quanto dire, Non ti dubitare, Sii certo che sei ec.|| E concessivamcnte: «Se almcno gli avesse detto (Falehe cosa, va' pur là; ma nnllal x || iù qua, più là, In que- sto e in quel luogo, In questo e in qnel punto: c Erano più qna e più la dei capannelii di gente: — C' erano più na e più la delle cancellature.» n iù in là, vale anche Più oltre, coi verbi Andare, Farsi, e simili: c Fatti più in là:— Va’più in là.D"E coi verbi Cercare, Parlare, Andar col discorso, Sapere, e simili: u Son con- tcuto di questo, e non cerco più in là : - Andò eol discorso troppo in la. s || Essere in ltl con gli anni, vale Es- sere attem ato. “Non farn'nèin ua, né in là, iuna cosa, dicesi per on se ne curare, Non sentirne alcun rin- crescimento: c Gli e morta la sorella; ma e‘ non se ne fa ne in (1,58, ne in la. s "Essere mi qui s un , dicesi familiarm. e come in modo indeter- minato quando si racconta che qual- cuno ha qualificato un altro con titoli vituperosi: c Gli disse che era un qui e un la- insomma lo colmo d'imprope- rj. r — — Dal lat. illac, per via di al'eresi.

La. s. m. T. mm. Nome della sesta nota della scala musicale di Do.

Làbaro. s. m. Inse a militare im- periale, sulla quale ostantino fece porre il monogramma di Gesù Cristo colla croce e col motto In hoc cigno vinca, dopo che vide la miracolosa apparizione della Croce. — - Dal basso lat. labarum.

Labbràccio. pegg. di Labbro; Lab- bro grosso edeforme; ma nsasi quasi scmpre nel pl.

Labbràta. s. f. Colpo dato nelle lab- bra col dorso della mano: c Se non ti cheti, ti do una labbrata.»

Labbrlno. cm. di Labbro; e dicesi di quelli dei bambini: «Guarda che be‘labbriui rossi che ha.»

Labbro. n. m. che nel pl. fa Labbri e Labbra di g. f. Parte esterna e carnosa che circonda la bocca, cuo- pre i denti e coopera alla formazione de'snoni e ad articolar le parcle: c Labbro di sopra: — Labbro di sotto: -Labbra sottili, grosse:— Labbra di ciuco (deformemcnte esse): — Gli dette un colpo nelle la bra:— Acco- stare il labbro al bicchiere: - Le con- sonanti labiali si pronunziano con le labbra: — Morl col nome di Dio sulle labbra. snLabbro le orino. V. LE- PORINO. ||A fior di abbra, coi verbi Bevere, e simili, vale Accostando leg- crmente il bicchiere alla bocca.|| in una cosa a fior di labbra, Dirla o senza scolpir bene le parole, ov- vero con frcddczza d‘animo: «Pre- = ghiere dette a flor di labbra.» “Per similit. Orio di vaso o d'altro. H Avere il cuor sulle labbra, Parlare confor-