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DELL’ACCERTARE E UNIFICARE LA PRONUNZIA DI MOLTE PAROLE CHE SCRIVONSI VARIAMENTE.


Non \'ì è forse Vocabolario al mondo che, come l’ italiano, rechi (li una stessa parolJ più forme. Aprite la Crusca, e troverete, ad es., Abbomlarc e Abondare, Abominarc e Abbo- minare, Abarrirc e Abbnrrire, Altrimenti e Altramentc, Cnmpraree Comperare, Candrlicre o szdellipre, Camino (focolare) e Cammina, Cannicciu e Cum'ccio, Cannocchiale e Canova/link, Cerimonia, Cemmonia e ('r'rimonia, Congettllm e Canghiettura, Dimandm e Dumanduro. Dinumi e Domani, Diventare e Downfarc, Emth ed Uguale, Escire ed Haifa. Ghiaccio r Ghiau'irlre e Diau‘io e Dimiare, Giovane e Giovine, Jlrrariglia e Muraviglia, Maleddln e Illuladefio, Natura e Notaio, laterpelrn e Inlerprele, e così Izlleryuirare e Ditcryrclarr, "lira e Ulim, Obbpdire e LUabirlirn, Scalpella e Scarpello, Spener a Spray/nere, T ingcre v Tiynere, e cento e cento altre, che rendono il Vocalmlario nostro singolare (la tutti gli altri Vocalmlm'j‘ e sono di grande impaccìo alla unità della lingua comune. Su questo punto di mpimlissinia importanza dovrebbero intendersi gl' Italiani, e fermare una scrit- tura che fosse seguita da tutti. A questo ho inteso, fra le altre cose, di provveda-e col presente Vocabulario, dove llO quasi sempre registrato (li più forme quella sola, che «‘- più secondo la ragione, l’ uso e l'orecchio toscano. Del resto possono i poeti valersi di quelle che più ad essi nggradano, e scrivere, per 95., non solo giovane e giovimz. ma, sr- l’orecchio lo desidera, anche gior‘ene.