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- XLVIII -

sztutlociò, Perciò, Acciò, Dapprima, Davvero, IIHMHÌ, III/(Elfi, Difatti, Inoltre, Invece, In- somma, Dunpo e non D'uopo, Ovvero, Oppure, Ossia, Sebbene, eo. Dirò finalmente, che le scrivere D’ allala, D‘ appresso, D'aiiomn, ec. è avuto ila, alcuni per modo errato.

Se non che il modo A fine non può scriverei unitamente Affine, se non quando gli segua un che: maniere oggi poco usata. Ma quando gli segua un di reggente un infinito, in tal caso vuolsi scrivere disgiunto, come A fine di poter far quesla. Per la stessa ragione, è mi- gliore scrivere In ome in questa 0 simile locuzione: In vece di venire ho scritto. Errore poi manifesto sarebbe scrivere congiuntamente l‘ una e l‘ altra di tali maniere in locuzioni simili a. questa: L’ ho detta alfine di bene, Lo mandati invece mia. Tutti veggono che nel primo e nel secondo esempio le parole fine e vece sono due veri e proprj sostantivi. Non è poi bello il costume che hanno certuni di scrivere tutt’ attaccato Senonchè; poiché essendo il Se una di quelle particelle che raddoppiano la, consonante che segue, dovrebbe, se mai, scri- versi Sennonchè.

DELLA MIGLIOR FORMA ORTOGRAFICA DELLE PREPOSIZXONI ARTICOLATE.


Preposizioni articolate sono Del, Dallo, Della, Dei, Degli, Delle; Al, Allo, Alla, Ai, Agli. Alle,- Dal, Dallo, Dai, Dagli, Dalle; Col; Nel, Nella, Nella, Nei, NLWÌI', Nella,- Sul, Sulla, o si scrivono oggi comunemente nella forma che qui son poste, vale a dire con la particella semplice DIÎ, A, Da, Con, Su composta con l' articolo Il o La.

E su questa scrittura tutti oramai concordano, salvo certuni che adoperano nel verso, rimettendo fuori un' antica ortografia, a In, a la, (le lo, (le la, da Ii, (la In, da la, ne la, m la, ne i, p2 'l, su ’l, 00 ‘l, 00’ i; ma poi nella prosa si attengono per lo più alle forme comuni.

Ma le preposizioni Collo, Colla, Cogli e Culle, Pel, Pella, Pella, Peyli e Pelle si vogliono preferibilmente scrivere disgiuute.C0n lo, Con la, Con gli, Con le, Per il, Per la, Per la, Per gli, Per le: e lo stesso consiglia. di scrivere il Salviati.

DELLA SCRITTURA DELLE PAROLE DERIVATE.


Per regola generale una parola derivata da un'altra ritiene la stessa scrittura. Dn questa. regola si dipartono alcune voci, che l' uso oramai accertato dei più corretti scri- venti eecettua. Così da Acqua, si fa Acqlw0,AcquosD, Atqmio,Acquatrino, Avqucrclla, 11€un enne, Acquavite, eo., col L'q della parola primitiva: ma perde per miglior suono la e in Aguaiico e Agnerio. Da Famiglia si fa Famij/liona, Famiylio col gl; ma perde il g in Fa» miliare, Fumiliarmml‘c, aniliun'tà, oc. Da, Figlio si fa Figliuolo, Figliolinn, Figliohme, Figliustra, Figliare verbo; ma il yl si assottiglia in l in Filmle, Filiulmcnte, Affiliare; da Artefice, si fa, mutata 1’ e in i, Artificiale, Artifivio, Ariificz'osa; e lo stesso avviene in Pon- tefice, che dà i derivati Pontificio, Pontificale, Pontifieare.

DELLA FORMA ORTOGRAFICA DI MOLTE PAROLE PROVENUTE DAL GRECO O DAL LATINO.


La dottrina del Gherartlini e de‘ suoi seguaci, la quale pone per fondamento all’ orto- grafia italiana la ragione etimologico, produrrehbe, se abbracciata comunemente, tale al- terazione nella lingua da respingerla verso i suoi rozzi principi, (lisconoscemlo un’altra e più grave ragione, la quale è la elaborazione della parte ionica della lingua medesima mediante la pronunzia toscana, che è il fondamento alla ortografia italiana. Cosi noi do- vremmo tornare a scrivere sommano, l‘lilbÌD. addullo. con malore, l'umiltà, difficullù, com-