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- XIV -

la verità. del parlar comune Da essi speriamo che verra. aiutata, segnatamente pei non toscani, la piena conoscenza del valore delle voci, e de‘ loro veri atteggiamenti nel discorso. Nei quali esempi spesso abbiamo cercato di racchiudere sentenze utili alla vita, e talora anche ci siamo fatto lecito di onestamente scherzare a fine di rallegrar la materia, e di mettere in atto i vivi parlcri del popol nostro.

Notiamo ora brevemente le altre cose utili a sapersi per chi vorrà. consultare questo Vocabolario. — Provvedendo, al solito, alla sua brevità, non caviamo fuori i superlatiw', se non quando escono dalla regola generale di lor formazione, come Acènima, Integèrrinw e simili, o quando, per un certo veno della lingua, appartengono a positivi, che per il lor significato non ammettono propriamente alcun grado, come Solîssimo, Stessissimo, Unici;- simo e via, discorrendo.

Parimente non registriamo i sostantivi verbali terminati in MENTO o in szE, se ve« ramente non siano dell’uso parlato, potendo ciascuno, se vuole, tormarseli a sua posta secondo le regole d’ analogia; e il medesimo dicasi degli adiettivi verbali in ORE e TRICE, non che dei dimiilulivi, Wcsvitîvi, peggiorativi cc.

Il participio presente e il passato sono soggiunti al proprio verbo, il primo ogni qual volta sia in uso, il secondo sempre, essendo necessario a formare i tempi composti. E poi- chè spesso tanto l’ uno quanto l’ altro addivengono adiettivi, e talora anche sostantivi, cos'l queste loro modificazioni si registrano sotto di essi, se pure Iy idea dell’ adiet’tivo o del s0- stantivo non abbia preso tal piede nell'uso, da farne dimenticare La origine: nel qual caso si oavan fuori da se al loro luogo.

Delle varie forme d’una stessa parola abbiamo cercato di attenerci a quella che è nel- l’uso fiorentino, salvo quanto è detto nella prima parte a pag. xn. Cosi delle forme Sativa, Scialiva e Sciliva abbiamo adottato la prima, e lasciato da parte le altre, sebbene usate più qua e più la; o se abbiamo registrata più d'una forma, esse sono unite insieme, fa- cendo preceder quella che stimiamo più comune, oppure più retta.

Talora di due sensi di una stessa voce abbiamo fatto due temi diversi, quando dotti sensi souosi così scostati l' uno dall’altro, da esser come usciti di parentela. Tali a modo d’esempio le voci hanno, PARERE, PARTIRE, PARTITO e RÈTTA.

Finahnente qualche voce o maniera adoperata da noi nell' esempio, e che dubitammo non potesse essere intesa di colpo da chi non ha molta pratica del parlar nostro, è stata brevemente dichiarata in parentesi a fin di risparmiare altrui il tempo e la noia di anw dare in cerca della spiegazione.

Abbiamo poi provveduto alla retta pronunzia delle voci, segnando l'e e l’a aperto o .diiuso, il primo coll‘ accento grave C), il secondo coll'aouto ('); l'ti e la i dolci con un puntolino. Cosi scriviamo Rosa e .Ròs'a, Missa e Miao. È inoltre notata con accento acuto, quando 1’ abbiam creduto necessario, la sillaba della parola, sulla quale avviene l’inalza- mento della voce. '

D linguaggio grammaticale adoperato in questo Vocabolario è quello che oggi più m. munemente si usa nelle scuole. Si potrebbe disputare se l’antico o il moderno fosse pre- feribile e più logico, e forse il giudizio non sarebbe a vantaggio di questo. Nonostante, poiché si tratta d’ intenderci, ed è oggi invalso altro linguaggio. noi ci siamo attenuti ad esso. Per tal modo il verbo si divide in transitive, intransitivo, riflessivo, pronominole e reciproco.

III.

Detto brevemente della ragion dell’opera e del metodo, sentiamo il debito di dichia- rare quali aiuti abbiamo avuto al nostro lavoro. Il primo e il più grande per le due