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positi, che a me servirono solo di prova, li avessi registrati nel mio Vocabolario, facendone regalo agl’Italiani, e come se ogni trivialità avessi raccolto, dalle quali sono stato più schivo di quello che altri per avventura, non conoscendo questo libro, possa pensare. Dirò anzi per regola ai giudizj di alcuno, che io non registro col Novo nè Aho!, nè Arcova per Alcova, nè Drento e Indrento per Dentro e Indentro, nè Dreto e Indreto per Dietro e Indietro, nè Gna per Bisogna, nè Mana per Mano, nè Mea per quella roba, nè altri siffatti plebeismi. Del resto, per dir tutta la verità, era il Broglio così amico della lingua popolare, che spesso, per troppo amore, o la frantendeva, o la usava fuor di luogo. Ma in fondo, per quanto si vada arzigogolando sul titolo e sui termini di questo lavoro, il fatto è che il Novo sceglie lo stesso materiale di lingua che il mio Vocabolario, salvo che in questo è più abbondante, e, come spero, meglio dichiarato, ordinato ed esemplificato. Nè debbo tacere come esso, specialmente da un certo tempo in qua, largamente usa se non abusa del mio, ciò che ha fatto e va facendo anche qualche altro Vocabolario italiano, senza per altro riuscire a dare a sè quel carattere che è e rimane tutto proprio del Vocabolario della Lingua Parlata. Che se avessi per costume di detrarre all’opera altrui per esaltare la mia, non mi sarebbe punto difficile provare con gran copia di esempj come il Vocabolario del Broglio non solo è fatto senza alcun metodo lessicografico, ma non risponde neppure al concetto manzoniano, di cui egli fu acerrimo difensore. Mi duole, caro Morandi, di aver toccati questi tasti, essendo ancor calde le ceneri di quel valentuomo, a cui per altro non si può nè si deve negare il merito di aver indotto Alessandro Manzoni a riproporre negli ultimi anni della sua vita la questione dell’unità della lingua, la quale ha dato un nuovo avviamento alla lessicografia italiana: ma io dovevo a me stesso, al mio lavoro e al mio editore questa breve e assai tranquilla difesa. Vivente lui, la difesa sarebbe stata molto più lunga, e forse meno tranquilla.
E tornando a quella parte di lingua, che io ho per corrotta, credetti di far cosa molto utile il registrarla in più larga misura che non feci nella prima edizione, segnandola con una crocetta, e suggerendo quasi sempre la vera voce o maniera italiana. Cosi, in luogo di essere un diffonditore semiufficiale di cattivi neologismi, come è (consenti che lo dica) il Novo, non tanto per le voci che accoglie senza alcuna nota, ma anche per quello che adopera dichiarando, il mio Vocabolario cerca, per quanto è possibile, di guardarne specialmente i giovani.