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PRONUNZIA E ORTOGRAFIA



VOCALI.

Le vocali, in bocca lancianese, come in quasi tutto il resto dell’Abruzzo, suonano ben diversamente che nel toscano. Il suono schietto delle toniche ci ripugna. Iniziali, siano pure atone, quando non precedute da consonante finale di altra parola, fanno sentire un’aspirazione, di regola, gutturale (h), a volte palatina (j),1 e più di rado labiale (v). Iniziali o mediane, oltre alle modificazioni determinate dalla vocale finale (di uscita neolatina), hanno delle appoggiature, degli strascichi, nei quali, d’ordinario, l’accento suol posare sulla prepositiva. Finali,2 non accentate, scadono d’ordinario in e muta; e sarà questa la ragione per cui l’e e l’o lunghi del latino, seguiti da consonante semplice, passano, di regola, nel nostro uso, in é ed ó. Ved. nn. 6 e 15.

Siffatte modificazioni saranno qui indicate caso per caso, e si vorrà tenerle presenti nel riscontrare il Vocabolario, dove sarebbe stato inutile ripeterle a ogni parola.

A.

L’ho segnata or con l’accento acuto, come quando è in contatto con n o con m, o è finale di parola tronca; or con l’accento grave, allorchè è preceduta o seguita da qualsiasi altra consonante. Nel primo caso, ha un suono alto, nasale;3 nel secondo, un suono grave, gutturale. P. e. Náte, Dánne, Panáre, Gránele, — Máre, Máštre, — Áme, Lámbe, Fáme. E se un’à, iniziale, è preceduta da un n o m, per ciò solo lascia il suono grave e prende l'acuto: Àbbete, ’N ábbete; Àche, ’N áche, ecc. E ciò nella pronunzia più corretta. Nella parlata volgare ha poi queste altre modificazioni:

Tonica. — 1. Iniziale o mediana, ha due suoni distinti, secondo che nella parola è in posizione o è seguita da consonante semplice. a) Nel primo caso, ha un suono che piega ad e: Êcque, acqua; Pêcche, pacco; Fiênghe, fianco; Fêrre, farro; Piêzze, piazza. b) Nel secondo, ha uno strascico di o: Càope, capo; Piáone, piano; Štambàote, stampato; e, nelle bocche più volgari, è quasi totalmente ecclissata da o: Cópe, Pióne, Štambóte. c) In antipenultima sillaba, ora piega e ora si confonde in ê: Êvete, alto; Fêveze, falso; Sêbbete, sabato. d) Nella parole tronche in a, come gl’infin. della 1a coniug., piega anche ad è (ma non così spiccatamente come nella parlata vastese e nella teramana).



  1. Nei comuni intorno a Chieti (Ari, Casalincontrada...) il caso è ordinario
  2. Questa tendenza, tra noi comune, dà ragione di alcuni suoni strani in vari nostri subdialetti. Trattasi di contrazioni di dittonghi appunto sulla prepositiva. P. e., sera, sàïre (G., V.) sare (At., A.), ecc. E, per analogia, quando la vocale è in posizione.
  3. In altre parlate, specialm. nella casolana, negli stessi casi, si attenua fino ad é.