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dell’uso abruzzese, poichè, sebbene la parte principale del medesimo sia formata dal dialetto di Lanciano, sono tante le attinenza tra questo e gli altri nostri sottodialetti,1 e inoltre così frequenti le varianti che ho potuto dare dei medesimi, che il titolo non parmi sia da ritenere improprio. Tali varianti sarebbero state più copiose se l’appello che già feci alla cortesia e al patriotismo dei miei corregionari non fosse rimasto quasi senz’eco. Tuttavia, dopo la pubblicazione del mio primo saggio, lavori molto pregevoli hanno vista la luce;2 sì che ho potuto fare mio pro e del materiale linguistico e degl’insegnamenti in essi contenuti. — E qui nell’attestare il mio grato animo a tutti coloro che mi furono cortesi di aiuto, sodisfo un bisogno del cuore nel far menzione speciale del povero amico Orazio Recchione (Palena), a cui molto debbo. — Aggiungerò che molti vocaboli della parlata di Castelfrentano ho ricavato da un ms. del defunto Luigi Crognali, facendo voti che quello e altri manoscritti di quel valentuomo siano almeno depositati in qualcuna della nostre Biblioteche.
L’esser conscio di aver fatto quanto era in me per presentare un inventario fedele, se non ricco, del nostro patrimonio linguistico, mi è di compenso alle durate fatiche; ma non mi lusingo di esser riuscito a porgere tutti gli elementi di uno studio comparativo, da cui solamente può risultare la piena conoscenza di un dialetto; e per questo invoco l’indulgenza di coloro che intendono quali e quanti siano le difficoltà che circondano siffatte ricerche.
La 1a edizione di questo lavoro dedicai alla cara e lacrimata memoria di mio fratello Vincenzo. Ora, ahimè!, dovrei aggiungere: e de’ miei adorati genitori — Certo che quelle sante memorie avranno culto ne’ loro animi, dedico questa, con affetto riconoscente, alla diletta mia consorte Rosmunda e al mio bambino Amedeo.