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b) Che la maggior parte delle voci germaniche assimilate dal toscano sono tanto estranee al nostro uso quanto non sarebbe se già per quella via non fossero passate nella lingua nazionale (Es. Albergo, Astio, Agghindare, Baldo, Bazza, Bazzotto, Bica, Blocco, Brando, Camuffare, Ciocca, Cioncare, Crusca, Danzare, Drudo, Fìgnolo, Gaio, Ghermire, Ghignare, Gora, Greppia, Grinta, Grullo, Gualcire, Guari, Gufo, Guinzaglio, Guisa, Rocca (arnese), Rosta, Schermo, Scranna, Scotto, Sdrucciolare, Slitta, Spola, Sprillare, Stia, Stormo, Strale, Strozza, Tasca, Trecca, Tregua, Tuffare, Uosa, Usbergo, Zolla). Senonchè, quelle voci straniere, qualunque siane la provenienza, che abbiamo accolte, conserviamo meglio nella loro forma originale (Es. Banghe, Varì’, Vèrre, Valecá’, Vande (sf.), Vandére, Vìnele, Vardá’, Šchine, Trapele, ZéngherePapusce, Racamá’, Barracá’, CiuvétteMacare, Caméle, Ceróte, Máchene, Vucale, Pratteche, Lépre (malatt.), Sèllere, Perdesénnele, ecc.). Inoltre, se il toscano ha assimilato molte voci latine e greche — del resto in buona parte formanti lo strato idiomatico colto — alla nostra volta, e senza alcun sussidio di elaborazione letteraria, abbiamo tuttora sulla lingua non poche voci di buon conio latino (Es. Abberuttá’, Adduce’, Alá’, Appumétte’, Arbelá’, Cajóle, Caracine, Cesá’, Chióchie, Cunele, Curdésche, Fetá', Ferzóre, Frìscule, Maddeméne, Massére, Manòppïe, Masse, Mucóre, Paštená’, Róle, Sallécchie, Sartàjene, Sucá’, Trappite, Umá’, Zòcchele (sf.), ecc., ecc.).

Oltre a questo, due fenomeni che soli basterebbero a dare fisonomia spiccata al subdialetto lancianese, nonchè, dal più al meno, a tutti quelli del Chietino, del Teramano e di una parte dell’Aquilano, sia che parlati nei piccoli villaggi, sia che in città antiche quanto Roma (Vasto [Histonium], Ortona [Ortona], Lanciano [Anxanum], Teramo [Interamnia], Atri [Hadria], Penne [Pinna], Sulmona [Sulmo], ecc.) sono: 1. L'assimilazione vocalica, nella gradazione delle sue forme, ‟non come fatto sporadico, ma come legge continuamente e costantemente attiva„ (De Lollis, in Archiv. Glottol., XII); 2. La conservazione di alcuni nessi latini, generalmente alterati negli altri idiomi della Penisola: Fl, Pl, Bl, intatti nel Teramano, in parte dell’Aquilano, e in qualche comune del Chietino; e di regola induriti in Fr, Pr, Br, nel Chietino.

7. Non ho dato a questo lavoro il titolo di Vocabolario comparato del dialetto lancianese, perchè molta parte di esso sarebbe rimasta, quasi come cosa estranea, fuori dei limiti di sifatta indicazione. Invece, ho mantenuto il titolo di Vocabolario