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Il più delle volte ho tralasciato di segnare la qualità delle parole. In tali casi, s’intenda che ciò era superfluo, stante il perfetto riscontro del nostro col vocabolo toscano: nome con nome, aggettivo con aggettivo, ecc.; maschile con maschile, ecc.; verbo transitivo con transitivo, ecc. E così per le varianti o pei vocaboli delle parlate diverse dalla lancianese. Inoltre, dove nulla è notato delle qualità di un verbo, s’ha da intendere che il nostro ha le forme di transitivo, intransitivo, pronominale, ecc., del corrispondente toscano.

Le abbreviazioni da me usate sono tanto comuni e chiare da non aver bisogno di spiegazione.

3. È quasi superfluo il dire che, tanto nella 1a quanto nella 2a Parte del Vocabolario, ho registrato solamente le parole e i modi che per spiccate modalità fonetiche, morfologiche o sintattiche differiscono più o meno dalle parole e dai modi toscani, lasciando in dietro, e non è poca, la parte comune, che non ha di speciale altro se non quei mutamenti fonetici dei quali in generale si discorre nel trattatello sulla Pronunzia.

4. Nella nostra, come del resto in ogni altra parlata, sono due strati idiomatici: l’uno di voci e modi adoperati nel discorso familiare anche da persone colte; e l’altro di parole e maniere più comunemente usate dal volgo. In questo secondo strato sono poi dei vocaboli esclusivamente volgari, che un uomo colto o non pronunzia mai o solamente di rado, quasi come parole di gergo, e facendo intendere, con un certo tono enfatico, che le adopera appunto come tali. Tenendo conto di siffatte differenze, nel Vocabolario ho notato in primo luogo la forma più comune; in secondo, senza interposizione di un e, la più volgare, e con un asterisco a sinistra ho segnato le esclusivamente plebee.

Nelle parentesi, l'asterisco che precede la parola latina o italiana, indica forme supposte. Quello che segue, forme antiquate.
Le forme e i vocaboli toscani di uso familiare o volgare ho contrassegnati con virgolette.

5. Per coloro che desiderassero di studiare la fonetica della parlata lancianese in confronto con alcune altre di questa Provincia, ho messo insieme i necessari elementi da me raccolti con la guida delle serie compilate dal D’Ovidio allorchè, nel 1878, aveva in animo di dare un lavoro sui dialetti del Sannio, dell’Abruzzo e dell’Ascolano, risparmiando così agli studiosi la fatica di pescare tutto nel Vocabolario.1 A me non rimarrà



  1. In siffatto confronto, fra altro, non solamente sarà manifesta la sopravvivenza dei dittonghi, anche più arcaici, del latino; ma l’evoluzione delle loro forme.