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– II –
confuso con l’ordine per radici. Il modo di citare gli esempii è orribile; sicchè oltre all’essere quasi sempre guasti o per errore di stampa o per falsa lezione o per capriccio, spessissimo sono attribuiti a chi non n’è l’autore. Il de Ritis poi non facea spogli totali di nessun autore, ma li spogliava lettera per lettera secondo il bisogno: sicché le prime lettere sono ricchissime, le altre a mano a mano si vanno impoverendo. E per la smania delle etimologie e per le illustrazioni erudite e scientifiche prese a pigione, piglia granchi di libbra. Sicché quando fui giunto al vocabolo dov’egli lasciò il lavoro interrotto, misi fuori un sospiro della più profonda sodisfazione.
Il d’Ambra finché ha potuto ha seguito il de Ritis, conservando gli stessi errori del suo antecessore (che non son pochi), scegliendo a caso uno o due fra gli esempii, ommettendo moltissime cose senza una ragione al mondo. Dove poi gli è mancato l’ajuto del de Ritis, gli esempii si van facendo sempre più rari, dando chiara prova di avere spogliato pochissimi scrittori, e questi assai superficialmente. Nulla dico delle etimologie, delle parole di altre lingue, soprattutto delle spagnuole, inventate di pianta.
Con tutto ciò ho condotto a termine la fusione di questi tre vocabolarii, correggendo tutto ciò che era o mi pareva evidente errore, lasciando il resto sulla coscienza dei rispettivi autori. In quanto agli annotatori e ai vocabolaristi minorum gentium il mio lavoro non è stato cosi compiuto, lo confesso, come avrei desiderato; ma credo che la perdita non sarà molto grave.
Quanto allo spogliare gli scrittori, io mi era prefisso di prendere per fondamento Basile, Cortese, gli autori della Tiorba e della Violeide, Lombardi, Capasso, Stigliola, Perruccio, Pagano, Sarnelli, Serio, Zozza, Genoino, Quattromani, parecchi dei comici; e poi non tralasciare tutti gli altri. Come si vede, c’era da lavorare per anni ed anni. Ma la mancanza di buone stampe per molti di costoro era insuperabile difficoltà. La raccolta del Porcelli, che basta a chi legge per semplice diletto, non è sufficiente pel vocabolarista che va cercando la vera lezione. Le stampe originali sono divenute di estrema rarità. Nessuno si è occupato di fare per quegli scrittori quelle che oggi si chiamano edizioni critiche tenendo a riscontro tutte le precedenti. Io ho fatto quello che ho potuto, e più avrei fatto se il tempo e i mezzi non mi avessero fatto difetto. Soprattutto pei comici, avendo il Collegio di musica e il d’Ambra fatto raccolte copiosissime, il poco che ho potuto raggranellare io, specialmente coll’ajuto dell’amico Vincenzo Livigni, ò cosa ben meschina.
Quanto alla viva voce del popolo, che bisogna sorprendere nel suo parlare, poiché interrogato o non sa rispondere o risponde male, la cosa non ha altra difficoltà che la mancanza di tempo per mescolarsi con quella buona gente.
Vinte a questo modo in tutto e in parte le difficoltà che si attraversavano alle tre cose propostemi, e venuto quindi all’esecuzione del lavoro, eccoti presentarsi altre difficoltà di altro genere, che chiamerò lessigrafìche, perchè riguardano il modo di fare i vocabolarii in generale e quello del