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Volume primo, lib 2. cap 12. E nella tavola de’ titoli de’ libri del miglior secolo, al principio del volume secondo, da’ quali potrà il lettore cavar la regola, e lo ’ntendimento delle qualità di questi nostri allegati autori. E benchè noi n’abbiamo spogliati alcuni, non posti dal Cavalier Salviati nel suo catalogo, si potrà nondimeno, all’avvenante di quegli, andar giudicando parimente di questi, tra i quali ci ha niuna, o pochissima differenza.

Le voci estratte da gli Autori del secol buono, sopra delle quali è fondata principalmente quest’opera, son confermate con uno, o più esempli di detti Autori, e, dove s’è potuto, s’è tolto sempre esemplo di poeta, e di prosatore.

Nel citare gli Autori non s’è osservato ogni volta di metter nel primo luogo il più nobile, o ’l più autorevole, ma spesse fiate il più acconcio alla dichiarazion della voce.

Non s’è dato giudicio quali sien le voci del verso, e quali sien della prosa, se non di rado: stimando potersi ciò lasciare alla discrezione altrui, e all’uso, arbitro di simil cose.

I nomi propri delle Provincie, Città, Fiumi, ec. coma ancora de’ loro derivativi, parendo da principio, che non insegnassero più lingua, che tanto, si sono, per brevità, tralasciati.

Delle parole dell’uso, o delle quali non s’è trovato esempli d’autori del buon secolo, alcune se ne sono dichiarate nel fine del discorso di qualche voce d’autore di detto secolo, con la quale ell’abbiano qualche convenienza e similitudine, per agevolarne la ’ntelligenza: si conosceranno per tali dall’essere senza esemplo, o con esemplo d’Autor moderno, come alla voce maneggiare farà posto rimaneggiare, e a maneggiare maneggio. Queste medesime, per comodità del lettore, saranno cavate fuori all’ordine loro dell’alfabeto, perchè quindi il proprio luogo s’apprenda della loro dichiarazione, come alla voce maneggio è detto, vedi maneggiare. Alcune altre, nelle quali non s’è conosciuta similitudine, o dependenza, con altra voce del buon secolo, le abbiamo dichiarate, conforme all’altre, con la propria dichiarazione, e con esempli d’autor moderni, per risparmiar fatica al lettore, come alla voce conflitto, contentezza.

De’ Proverbi di questa lingua s’è proccurato di raccoglierne buona parte, e principalmente i significanti, e di qualche grazia, così nelle cose gravi, come burlesche. Lo stesso abbiam fatto delle maniere del favellare, e detti proverbiali, li quali appo di noi son di molte guise. E perchè intorno a queste non si poteva sempre far quel discorso, che per pieno intendimento di loro derivazioni e origini, sarebbe stato bisogno, abbiamo citato il Flos Italicæ linguæ Angeli Monosinij, dove il lettore, volendo, potrà ricorrere.

Non è stata nostra intenzione di fare scelta di vocaboli disperse, ma di raccorre, e di dichiarare universalmente, le voci e maniere di questa lingua: però non abbiamo sfuggito di metterci le parole, o modi bassi e plebei, giudicandogli noi necessarj alla perfezione di essa, per comodità di chiunque volesse usargli nelle scritture, che gli comportano. Di queste tali maniere abbiam proccurato d’elegger quelle di miglior lega, proprie, e significanti, e, per distinguerle, abbiamo detto molte volte, voce bassa: modo basso, ec. come nella voce accoccare, e nella voce putta.

Le parole pure latine, usate tal volta, benchè di rado, da’ nostri Autori, si troverranno contrassegnate, con dire, voce latina: come alla voce cloaca.

Per manifestare il più che potessimo la forza delle parole, abbiam proccurato, per quanto è stato possibile, d’addurre la difinizion della cosa, che si dichiara,