Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/57


vae victis! 45

«Ditemele!» ordinò Luisa. «Ripetetemi le sue precise parole.»

Fritz si rimise le mani in tasca e si appoggiò in atteggiamento insolente allo stipite della porta. «Mi disse: — Fritz, tu sei un servitore devoto e fedele! —» Ancora gli balenò sul volto quello strano sorriso.

«Già...» mormorò Luisa impallidendo un poco.

«Mi disse: «— Lascio qui tutto ciò che ho di più caro — mia moglie, mia figlia, mia sorella....»

«Sì...» ansò Luisa.

«Mi disse» — e Fritz alzò la voce — «difendile, Fritz, se vengono quelle belve. — Già. Ha proprio detto così: quelle belve! — Quelle belve!» egli ripetè forte e pareva volesse fulminarci cogli occhi.

Lulù divenne bianca come un lino, ed anch’io mi sentii venir freddo.

In quel mentre era entrata saltarellando la piccola Mirella, e udì le ultime parole di Fritz.

«Ma di che belve parlate?» chiese lei, un poco impressionata.

Fritz si rivolse alla piccina e la fissò con uno sguardo terribile.

«Di belve feroci!» disse lui. «Belve tedesche!... E ne sentirete le zanne!»