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vae victis! 347

Luisa s’era svegliata di soprassalto, udendo un grido... Che voce era quella?

Intorno a lei la camera era immersa nel buio, ma Luisa sentiva d’essere sola, sentiva che Mirella non era più accanto a lei. Dalla porta socchiusa veniva un fioco chiarore.

Colla rapidità del lampo Luisa fu nel corridoio e giù per le scale.

Scendeva a precipizio. Ma giunta all’ultimo pianerottolo — si arrestò irrigidita.

Là, nell’effuso chiarore lunare stava una luminosa forma nell’atteggiamento umile e sacro della immortale Maternità.

Davanti a lei, inginocchiata, era Mirella.

E Mirella parlava.

«Benedicta tu...»

Chiare, spiccate, argentine cadevano dalle sue labbra quelle parole: «Benedicta tu...»

La benedizione che Luisa e tutti avevano negata, ecco — usciva ora quasi un annunzio profetico da quelle labbra innocenti da tanto tempo mute; risuonava come un decreto divino in quella pura voce da tanto tempo silenziosa.